La nostra Costituzione promuove il lavoro: cambi mestiere chi al governo non l’ha capito

Non passa giorno che al Governo qualcuno non la “spari” grossa. 

I ristoratori, come del resto tutti quei poveracci a cui il covid ha tolto il lavoro, che sono stati costretti a chiudere per mesi i loro esercizi, vengono gratuitamente umiliati da una vice ministra che li invita, con nonchalance, a cercarsi un altro impiego. 

Come se in una economia che sprofonda cercare un’altra occupazione sia un gioco da ragazzi. 

Non entro nel merito di chi per passione si è inserito, investendo tutto se stesso e forse anche tutti i propri risparmi in un’attività, perché allora la cosa si farebbe penosa. 

Mi ripugna che oggi qualcuno per togliersi un problema di torno, che forse non sa risolvere (ed allora mi domando cosa ci stia a fare nella stanza di comando), inviti a desistere dal proprio lavoro una categoria che esiste da quando è nato l’uomo e che sopravviverà alla pandemia ed anche alla vice ministra.  

Riuscire a liquidare anche l’enogastronomia è proprio da fenomeni, uno degli ultimi grandi brand della nostra economia che ancora resistevano, efficace traino anche per il turismo.

Aiutiamoli a cambiare mestiere (se “nei ristoranti non entra più nessuno”, sembrerebbe affermare l’autorità di governo)… proporrei magari di affidarli ai navigator, che già nella creazione di nuovi posti di lavoro hanno offerto risultati straordinari! 

Ricordo al membro di governo che il lavoro è il pilastro della nostra Costituzione e che la Repubblica ha il compito di promuoverlo e sostenerlo

Ricordo invece a me stesso quando i latifondisti spremevano i poveri braccianti per quattro briciole, e se qualcuno osava ribellarsi (quelli soprattutto con famiglie numerose che vedevano i morsi della fame sulla faccia dei figli minori) gli dicevano “o ti accontenti oppure vattene in Argentina”. 

Tanti in Argentina ci sono andati per dignità e per fame. Tanti non sono più tornati, tanti hanno continuato a soffrire in terra straniera.
Qualcuno ce l’ha fatta, ma quanta malinconia? 

Cara Signora al Governo, abbiamo lottato e preteso che il lavoro fosse al primo posto, perché avevamo letto negli occhi la sofferenza e fame della nostra gente che partiva, nella massima regolarità, dove il Paese ospitante li attendeva in ragione di un numero determinato e di aree e fondi già individuati. 

Partivano tutti con un nome, un cognome, un documento, un certificato di buona condotta e di buona salute e dall’altra parte dell’oceano attendevano le nostre braccia ma anche la nostra capacità lavorativa rinomata in tutto il mondo. 

Tutti coloro che partivano avevano soprattutto una loro storia, troppo spesso di disperazione, tanti erano costretti a separarsi dai loro cari, molti non rividero più i loro figli. 

Cara Signora al governo, con l’Argentina abbiamo già dato. 

Quindi, piuttosto che restare attaccata alla sua poltrona come un frutto di mare, a dispensare i suggerimenti del latifondista, se non ha idee né progetti per promuovere e sostenere il lavoro, si dimetta. Perderà uno scranno, ma riacquisterebbe una dignità ed una onestà che attualmente non le riconosco

Altrimenti, l’unica persona che deve cambiare mestiere è lei.

Enrico Michetti