Circola incontenibile da qualche giorno l’immagine che raffigura la squadra femminile con tutte le ragazze ginocchiate a fare il gesto ormai divenuto emblema delle proteste dette “Balck Lives Matter” in ricordo di George Floyd.
Una sola ragazza è in piedi tra tutte, a cantare l’inno nazionale dimostrando la sua piena adesione all’iniziativa senza però mettersi in ginocchio.
Mi sembra un’immagine dalla potenza espressiva notevole, perché intanto mostra come si può benissimo e si deve essere contro il razzismo, senza però trasformare questa figura lotta in un’ingiustificata lotta contro tutti i simboli della propria civiltà, storia e tradizione.
Bisogna sempre rammemorare il passato, ricordandosi di non commettere i suoi errori e celebrando la sua grandezza.
L’immagine segnala come sia decisivo il dissenso. Il dissenso è sempre il moto che nasce nell’animo di colui che non si adegua, colui che è in grado di dire di no anche se tutti la pensano univocamente perché sente che le cose debbano essere diverse da come sono.
Ecco perché è più che mai importante il gesto del dissenso come capacità di dire di no, ciò soprattutto in una società come la nostra che tende a saturare con conformismo e omologazione ogni cellula del reale e del simbolico.
Il dissenso è il gesto originario di chi ha la forza di opporsi all’ordine dominante proseguendo con la propria testa, quand’anche gli costi l’emarginazione e il procedere in maniera solitaria.
“Se tutti gli uomini, tranne uno, fossero della stessa opinione e solamente una persona fosse di opinione contraria, l’umanità non avrebbe diritto a tacitare questa persona più di quanto avrebbe quest’ultima di ridurre al silenzio l’intera umanità, qualora avesse il potere di farlo“, scriveva John Stuart Mill nel suo “Saggio sulla Libertà”. Celebriamo così il gesto della ragazza che non si è inginocchiata.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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