Tarro smentisce l’OMS ► “Le loro dichiarazioni sono terrorismo. Vi spiego perché non dobbiamo temere la pandemia”

Torna a farsi sentire la paura da Covid, stavolta non per un significativo aumento dei contagi, ma per le parole del direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, che sulla pandemia ha delineato scenari apocalittici per la prossima stagione: “Mi dispiace dirlo ma con questo ambiente e in queste condizioni, noi temiamo il peggio. La nuova normalità sarà convivere con il virus”.

Parole che hanno suscitato grande scalpore e anche se si tratta di una carica significativa per la sanità mondiale, le dichiarazioni di Tedros sono già state duramente attaccate non solo dall’opinione pubblica, ma anche da molti medici che hanno sostenuto l’impossibilità di prevedere un così significativo rinvigorimento del virus in autunno, sebbene professori come Giulio Tarro avessero predetto l’indebolimento poi verificatosi di queste settimane estive.

Proprio il Prof Tarro è tornato a commentare il comunicato del direttore generale dell’OMS a ‘Un giorno speciale’, non risparmiando dure critiche tra una smentita e l’altra.
Sentite cosa ha detto a Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Tarro smentisce l’OMS ► “Le loro dichiarazioni sono terrorismo”

Ci sono delle normative che non hanno senso, proprio in base a quello che avevamo detto a marzo, cioè quello che è accaduto all’inizio dell’estate, perché il sole è il miglior antivirale: i raggi ultravioletti non fanno sopravvivere il virus per oltre 7 minuti.
Nel caso specifico mi pare un normale ritorno alla normale vita che dobbiamo avere, inclusi gli “evviva” per la vittoria della propria squadra del cuore, come successo a Napoli.

“Bisognava isolare solo i malati”

Dalla febbre epidemica di Atene del 430 a.C alle pestilenze di manzoniana memoria c’è sempre stato un denominatore comune a queste epidemie: l’isolamento del paziente, poi la quarantena che fortunatamente nel nostro caso dura solo quattordici giorni.
Senza dubbio bisognava isolare solo i malati. E’ questa la logica. Non possiamo fermare tutto il resto perché noi abbiamo sempre avuto epidemie influenzali fronte delle quali non c’è mai stato un criterio come quello usato oggi. Fortunatamente alcuni paesi non lo hanno fatto e sono quelli che ne sono usciti meglio. Guarda Israele, i paesi scandinavi, la Corea.

La verità sulle autopsie

Teniamo presente che quanto scritto dalla sanità era il consiglio di non eseguire le autopsie.
Hanno lascato un po’ questo punto interrogativo e in particolare, si presumeva che dalle autopsie potessero esserci rischi di contagio quando ovviamente i virus hanno bisogno di cellule vive per sopravvivere, non di cellule morte.
L’anatomia patologica è indispensabile per capire cos’è accaduto.

Ci siamo preoccupati in quel momento della virosi respiratoria acuta. Chi è in terapia intensiva sa benissimo che bisogna sempre avere a portata di mano cortisone e eparina, e quindi in sostanza per chi non lo sapesse purtroppo quei pazienti venivano intubati inutilmente.
All’inizio del male oscuro, quando sono morti quei bambini di due anni, sono stati portati direttamente in rianimazione, non passavano dal pediatra e quindi quella bronchiolite non veniva diagnosticata. Si diagnosticava questo aspetto di blocco respiratorio per cui sono stati intubati.

Se nei pazienti iniziali c’è stata questa situazione di tromboembolia dei piccoli vasi, per giunta degli organi vitali, sono stati portati a morte. Era inutile pompare ossigeno in quella situazione.

Sulle parole di Tedros e dell’OMS

Queste dichiarazioni sono soltanto terrorismo e addirittura si è paragonata l’epidemia influenzale post Prima Guerra Mondiale alla spagnola di un secolo fa, quando sappiamo cosa può succedere dopo un conflitto del genere, con tutta la denutrizione e per giunta in epoca pre-antibiotica.

Guarda il caso dell’asiatica del 1956-57, in cui si ammalavano i nuovi soggetti ma non gli anziani del 1890: perché avevano avuto lo stesso virus, con annessi anticorpi. Questo resta nel corso dei decenni.

Cosa sappiamo sul vaccino

Per la prima Sars non c’è stato un vaccino, per la seconda Sars non c’è stato un vaccino, ma ci sono stati gli anticorpi dei soggetti vari. Per questa terza Sars si presume che si possa studiare un vaccino. La possibilità potenzialmente esiste, però diciamo che a questo punto esistono anche le banche del plasma.

Oggi abbiamo il famoso antimalarico, più l’antibiotico e in casi eventualmente più gravi abbiamo la possibilità di avere anticorpi specifici. Tutto questo timore quindi non c’è. Non c’è anche perché la maggior parte dei soggetti ha gli anticorpi umorali, ma non solo: anche l’immunità cellulare. Quelli della prima Sars, anche se non ci riguarda geograficamente, sono protetti dal Covid-19 perché noi abbiamo la possibilità che nel 50% dei casi l’immunità cellulare ci protegga dalle infezioni di beta-coronavirus di cui fa parte il Covid-19.
Per tutti questi motivi ci troviamo di fronte a una popolazione in gran parte protetta e, anzi, sappiamo cosa fare contro questo coronavirus.
Non c’è questo timore che ci è stato passato dall’OMS
“.


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