Le imprese esistono per produrre ed elaborare conoscenza, cioè la frontiera dell’economia del XXI secolo è quella della conoscenza, non della produzione, che era l’economia del secolo scorso. Noi continuiamo ad avere dei politici che non avendo studiato, non avendo mai visto un’impresa e non avendo mai lavorato, continuano a riflettere con le metodologie di un secolo fa, pensando tra l’altro di essere all’avanguardia!
Vi do un piccolo consiglio: non è “nuovo” chi non ha mai fatto politica, lo è chi ragiona in maniera diversa dalla politica precedente. Se uno si presenta come nuovo, ma poi fa parte della stessa casta e pone le stesse azioni di prima, non è un nuovo politico, è semplicemente un nuovo sedere in Parlamento.
Si consideri questa affermazione: io voglio distruggere l’economia capitalistica. A tal punto siamo addomesticati dai media del pensiero unico che l’idea di rinunciare all’economia capitalistica appare all’uomo comune come quella di rinunciare a respirare. Io non comprendo, dato che l’economia ha fatto passi da gigante verso l’economia della conoscenza, come questa rivoluzione sia compatibile con l’economia capitalistica.
Cosa voglio dire? Lo scopo delle imprese in questo secolo è produrre conoscenza, l’economia capitalistica invece punta alla massimizzazione del capitale nelle tasche di quelli che lo hanno fatto. Così ci sono famiglie che diventano sempre più ricche alle spalle di famiglie che diventano sempre più povere.
Questo sistema è efficiente? Per quelli che hanno un grande capitale sì. Ma è giusto?
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi
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