La Juventus vince ma esce dalla Champions. Due gol di Ronaldo non sono serviti per ribaltare il risultato dell’andata.
Il rigore iniziale, dubbio anzi inventato come quello del pareggio juventino, ha deciso la partita, complicando i piani di Sarri e intossicando i bianconeri.
La sconfitta dell’andata è stata determinante ma si deve aggiungere che senza Ronaldo la Juventus non esiste, non esiste più in Higuain vecchio in tutto, non esiste perché non calcia in porta se non raramente, preferendo un gioco orizzontale noioso e lento che piace ai cultori del possesso di palla ma è onanismo tattico. La stagione non è fallimentare perché lo scudetto rappresenta comunque un traguardo importante ma le tre sconfitte nelle partite secche, Coppa Italia, Supercoppa e Champions tolgono la maschera alla squadra che è alla vigilia di una svolta, anche naturale, dopo un decennio incredibile.
Una svolta che riguarderà non soltanto lo staff tecnico ma anche quello dirigenziale, perché alla progettualità aziendale del club non corrisponde una crescita della squadra che ha un organico imponente ma con criticità gravi in alcuni reparti, un solo centravanti e pure ormai al tramonto, un centrocampo male assortito e anche in questo caso con uomini al declino Khedira, Matuidi e lo stesso Pjanic che ha concluso la sua avventura bianconera con una prova penosa, trascinandosi per il campo così come Dybala però frenato dal guaio alla coscia sinistra.
Male i soliti noti, Bernardeschi e Ramsey che non possono avere futuro a Torino.
Escono dalla Champions anche i campioni del Real Madrid ma dopo un doppio confronto più robusto con il Manchester City questo non è un alibi per la Juventus che ora deve fare punto e a capo. Il Lione di Garcia fa il colpo con merito, come era accaduto quando aveva eliminato il Real Madrid con un gol di Pjanic. Ho detto Pjanic?
Tony Damascelli