L’Inter viaggia in Europa league con la spinta di due uomini su tutti: Handanovic e Lukaku. Il portiere toglie l’impossibile dalla propria porta, spegnendo la partenza fenomenale del Getafe, l’attaccante castiga gli spagnoli con un gol feroce e perfetto assieme. Il resto è Inter di temperamento al quale spesso non corrisponde la lucidità di gioco, a volte più veloce delle idee dei nerazzurri, con qualche distrazione difensiva riparata dal portiere.
L’importante era vincere e questo ha fatto la squadra milanese, superiore per censo e favorita dalla prestazioni del gigante sloveno che para il parabile, senza dover ricorrere a gesti spettacolari ma con l’intuizione e la reattività che soltanto i grandi attori di questo ruolo antico hanno saputo interpretare.
Così come Lukaku che sa essere boa, cioè punto di riferimento e boa serpente quando ti avvolge con il suo fisico, la sua potenza esplosiva, la sua prepotenza atletica. Lautaro ha cercato il gol, ha lottato ma non con il senno necessario ed ha lasciato il posto, come ormai consueto, a Sanchez che si è garantito il contratto a Milano per i prossimi tre anni, a differenza di Conte (con una barba trascurata, di stile sarriano) che dovrà chiarire con i dirigenti parole e pensieri della sua ultima sceneggiata.
Oltre la nebbia delle polemiche c’è comunque l’Inter che prosegue la sua marcia europea, agevolata anche dal rigore sbagliato da Molina, segnale importante e curioso, anche con e per il raddoppio del sopportato Eriksen a conferma, forse, di un epilogo felice in questa stagione stramba e non per colpa dei calciatori o dei dirigenti.
Vi lascio indovinare il cognome del responsabile.
Tony Damascelli