Tutto molto bello ed efficace, soprattutto quando gli aggettivi erano già stati scelti prima che aprisse bocca: parliamo del battesimo comunicativo del Pirlo allenatore, che ha smosso schiere di commentatori entusiasti; molti di loro, hanno sottolineato il grande salto in avanti, a livello di comunicazione, che il neo allenatore della Juventus avrebbe fatto registrare rispetto alla prima conferenza in bianconero di Maurizio Sarri. Tanti, fra questi, sono gli stessi che dodici mesi fa si sforzavano di magnificare il nuovo stile comunicativo che il tecnico toscano aveva introdotto nell’ambiente juventino.
Ora, va bene tutto e un minimo di pregiudizio positivo va meglio di uno negativo, a prescindere; il fatto è che la conferenza di Pirlo, riproposta più di “Febbre da cavallo” nelle ultime quarantott’ore, l’abbiamo vista tutti, con occhio né critico, né disinteressato, almeno per quanto riguarda chi scrive. Onestamente, questa grande efficacia dialettica e questa pretesa originalità nei concetti non si sono viste affatto; si è notato a tratti un certo impaccio, peraltro comprensibile e giustificabile; si sono sentite una serie di ovvietà e indicazioni molto generiche circa i criteri di lavoro del nuovo tecnico e del suo staff e, da ultimo, c’è stato un passaggio imbarazzante, ossia quello riguardante la situazione di Higuain, per il quale Pirlo ha usato a un certo punto, molto maldestramente, la definizione irrispettosa “messo da parte”. Sic.
Ora, premesso che il nuovo allenatore della Juventus non ha ancora acquisito alcun merito, così come non può avere ancora alcuna colpa, anche come comunicatore, poiché si è espresso con lo stesso “stile” che adoperava quando era giocatore. Questa breve riflessione riguarda, ancora una volta, gli antichi vizi di certa stampa, non necessariamente connotata in senso geopolitico: ossequiare preventivamente, promuovere purchessia ancora prima di verificare l’esito dell’esame. Il che fa il paio, anche in queste ore, con la definizione di “colpo di mercato” per giocatori a volte men che normali.
Ci sono i predestinati, cosa che Pirlo ha tutto il tempo di dimostrare anche come tecnico, dopo averlo dimostrato come straordinario centrocampista; ci sono poi quelli che vengono definiti bravi a prescindere, soprattutto se la definizione è utile a evitare stonature nel coro che deve fare l’eco alle decisioni di ogni tipo di padrone, editore o meno che sia.
Paolo Marcacci