I fatti di Colleferro non possono e, secondo me, non devono sorprendere più di tanto.
Devono addolorarci, tutti, ma non possiamo dirci sorpresi: basta varcare la soglia di casa, indipendentemente dal quartiere nel quale viviamo, per incontrare una serie di energumeni, coatti marci, ignoranti come capre, parodie ambulanti di Tony Montana, la cui aggressività va di pari passo con la ridicolaggine delle pose, delle espressioni.
E sono solo la punta di un iceberg fatto di maleducazione o, come preferisco dire io, di ineducazione galoppante; sono il “braccio armato” di una moltitudine di gente che trova normale abbassare il vetro elettrico dell’auto e gettare cartacce e bottigliette in terra; oppure, come si vede sempre più spesso, trovare normale abbandonare un monopattino al centro di un marciapiede, o addirittura di una strada; o, ancora, lasciare per strada elettrodomestici, mobili, batterie d’auto.
Anche chi fa uno dei miei mestieri, qui parlo di quello dell’insegnante, ha delle colpe: ci siamo riempiti la bocca per anni, anzi decenni, parlando della necessità di insegnare l’educazione civica, oggi educazione alla cittadinanza. Chiamatela come vi pare. Allo stato dei fatti, non si è mai trovato spazio per inserirla tra le ore settimanali.
Mi ci metto anche io tra i colpevoli, altrimenti non sarebbe onesto il mio sfogo.
Paolo Marcacci