Molte persone mi chiedono perché io difficilmente parli di politica, lo faccio perché penso che sia l’arte più nobile, la cosa più importante che abbiamo. Di conseguenza va affrontata con una diversa prospettiva, che è quella filosofica.
Se ci limitiamo a parlare di quanti parlamentari vogliamo avere, se una o due Camere, se vogliamo la legge proporzionale o maggioritaria, allora non abbiamo capito nulla del significato di legge e del fare politica, che è quello che io penso della stragrande maggioranza degli uomini politici attuali.
In materia di economia noi andiamo a fare gli interessi spostandoli da una parte all’altra, perché possiamo decidere di arricchire questa o quella parte. L’Unione Europea per esempio ha il fine di arricchire i più ricchi, e infatti statisticamente sappiamo che i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri molto più poveri. Questa è una precisa scelta politica.
Io ora vi do la definizione di legge non sulla base di quello che stanno discutendo ormai da decenni questi uomini politici che hanno dimenticato cosa sia l’economia e prima ancora la base dell’economia, il diritto.
Per me la legge è l’ordinamento della ragione rivolto al bene comune proclamato da chi è al governo della comunità. Questa definizione si trova negli ordinamenti giuridici medievali. Analizziamola: prima bisogna pensare, ordinare la mente, imparare a pensare. E questo deve avere un fine, rivolto a chi? Al bene comune, al bene del popolo, non ai pareggi di bilancio. Proclamato da chi? Da chi è al governo della comunità, non di una parte di quella comunità.
Questi sono i principi a cui dovrebbero rivolgersi i nostri politici.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi
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