Papa Francesco cala la maschera? I sospetti e le prove sulla svolta filo-cinese del Vaticano

Abbiamo ormai diversi elementi per poter definire l’atteggiamento di Papa Francesco apertamente filo-cinese. E questo chiarisce molti punti che non trovavano altra spiegazione, come il fatto che Conte continuasse da tempo a portare avanti un pericoloso doppio-gioco con gli americani, sentendo comunque di avere le spalle coperte.

Le scelte filo-cinesi del Governo contro le raccomandazioni statunitensi infatti, non potevano essere giustificate semplicemente dal fatto che fosse quello il volere degli alleati a 5 Stelle, i cui leader sono legati a doppio filo con la Cina.
Era ovvio che Conte stesse rispettando le direttive provenienti da altri ambienti.

Esaminiamo quali sono gli elementi che mi hanno fatto giungere a queste conclusioni.

Due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo col Partito Comunista Cinese, che sulla carta è stato giustificato dal fatto che servisse ad aiutare i cattolici in Cina, ma oggi che tutti i dossier sul tavolo della Santa Sede dimostrano che l’abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli sia solo peggiorato, pare che il Papa voglia comunque rinnovare quell’accordo, dimostrando che c’erano fini diversi da quelli pubblicamente dichiarati.

Gli americani, tramite le parole del Segretario di Stato Mike Pompeo, hanno messo in guardia il Vaticano, avvisandolo che ratificando di nuovo quegli accordi metterebbe in pericolo la sua autorità morale. In tutta risposta, Bergoglio si è rifiutato in questi giorni di accogliere Pompeo a Roma. Molti dicono che lo fa per questioni di gerarchia, che potrebbe ricevere Trump ma non Pompeo, ma questa tesi è smentita dal fatto che lo ha già ricevuto l’anno scorso, il che vuol dire che questo protocollo potrebbe avere delle eccezioni.

Bergoglio si è anche rifiutato di ricevere pochi giorni fa l’anziano cardinale Joseph Zen, che a quasi 90 anni si è messo in aereo da Hong Kong per venire a Roma in udienza dal Papa per convincerlo del gravissimo errore che farebbe nel nominare Peter Choi – vescovo imposto da Pechino – come nuovo vescovo di Hong Kong.
Questa nomina, secondo il cardinale Zen sarà cruciale nei rapporti tra Cina e Santa Sede e sarebbe un disastro totale per la Chiesa di Hong Kong, con un messaggio di sudditanza della Santa Sede al regime di Pechino, che farebbe il giro del mondo.

Ricordiamo che il Papa nel discorso all’Angelus diffuso dalla stampa vaticana ha sbianchettato la parte che faceva riferimento proprio ai cinesi, impegnati nella difesa della democrazia e alla situazione delle rivolte ad Hong Kong. Credo che abbiamo dato abbastanza elementi in questo senso.

Io ritengo comunque che Conte si stia mettendo in una situazione difficile, perché quando fai il doppio-gioco districandoti tra due colossi, prima o poi questi raggiungono un compromesso.
E chi è al centro rimane schiacciato.

La Matrix Europea con Francesco Amodeo


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