La vittoria del sì al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari darà uno scossone all’ordine democratico costituito fino ad oggi. Cambieranno i regolamenti interni alle singole Camere, cambierà la legge elettorale e la rappresentanza nei territori.
Quest’ultimo punto preoccupa maggiormente amministratori ed enti locali, che in futuro potrebbero riscontrare difficoltà nel rapporto istituzionale con il Parlamento e nella conseguente realizzazione di opere pubbliche.
“Chi farà adesso l’opera di raccordo con i territori?” si è domandato il professor Enrico Michetti intervenuto ai microfoni di Mimmo Politanò e Ileana Linari.
Ecco l’intervento del Prof. Michetti ad “Accarezzami l’anima”.
“I deputati hanno degli ordini, che siano di destra o di sinistra. Le opere devono essere fatte. Per fare un’opera c’è bisogno di chi la segue al Ministero. Ma poi le opere calano all’interno del contesto territoriale per cui le devi far accettare ai Comuni.
Allora il deputato che fa? Tra il martedì e il giovedì gira tutti i palazzi laddove è necessario che i funzionari facciano i progetti. Gira i palazzi dove quell’opera deve essere finanziata. Dovrebbe correre al ministero dell’Ambiente se il sovrintendente locale magari la pensa in maniera diversa e blocca l’opera. E’ chiaro che poi il venerdì, il sabato e la domenica deve tornare al Comune e spiegare l’opera.
Adesso è arrivato il momento di fare. Se tu dici io candido qualcuno perché non deve fare niente allora non ti serve il sindaco, non ti serve l’amministrazione comunale, non ti serve nessuno.
Perché Giorgetti della Lega dice ‘io voto no’? Perché qui bisogna fare le opere, ci sono le Olimpiadi, chi le segue a Roma? Chi fa l’opera di raccordo con i territori? Poi certo, se il deputato non deve fare niente, se tu prendi ed eleggi uno scappato di casa che non sa neanche cosa deve andare a fare, è meglio che non ci sta.
Allora tagliateli tutti, se non servono tagliate gli ospedali, tagliate le scuole: tanto se uno non deve fare niente, non serve.
Io mi ricordo i deputati con il sudore sulla fronte perché se non uscivano con il progetto non è che non erano eletti, i partiti non li candidavano. Un tempo era così. Ecco perché si facevano le opere. Se guardate Roma oggi non si fa niente. Ma per non fare niente hanno ragione loro: non serve il sindaco, non serve il Comune, non serve niente.
Se tutto deve rimanere fermo mandateli tutti a casa”.
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