Mi piacerebbe poter svolgere considerazioni edificanti o edulcoranti, ma come diceva lo Hegel, il compito della filosofia non è quello di essere edificante. E anche ora non sarò edificante.
Ciò che sta avvenendo in effetti è preoccupante: il nuovo Dpcm in arrivo segnerà de facto il ritorno pieno alla Fase 1, e in ciò è da ravvisarsi il compimento della profezia da me formulata sulla pandemia del rocchetto o dello Yo-Yo: dopo la Fase 2 non si uscirà dall’emergenza, bensì si tornerà d’imperio alla Fase 1. Facendo peraltro finta che la colpa di tutto ciò sia dei cittadini irresponsabili.
Come se non bastasse apprendiamo che ormai il regime terapeutico che ci costringe a mettere la mascherina, si è a sua volta tolto la maschera e parla liberamente in maniera nemmeno più obliqua. Dice testualmente la propria essenza liberticida.
Così ha affermato il Vis-Conte dimezzato giallofucsia: “Meno libertà per tutelare la salute“. Questo è il fulcro del nuovo Dpcm che verrà alla luce nei prossimi giorni.
Ebbene, non deve sfuggire questa narrazione. Una narrazione in cui è stata gettata la maschera nell’atto stesso con cui costringono i poveri cittadini italiani a indossare la mascherina sempre e comunque all’aperto 24 ore su 24.
“Meno libertà per preservare la salute“: lo dice apertamente ora il regime terapeutico per bocca della sua maschera di carattere Giuseppe Conte.
il regime terapeutico ci chiede di barattare la libertà per la sicurezza. Ed è in ciò che si fonda l’emergenza come metodo di governo, come “arte del governo”, avrebbe detto Foucault, tesa a far sì che il politicamente inaccettabile nella normalità si muti perversamente in politicamente inevitabile nell’emergenza.
Il nuovo Dpcm in arrivo segna il ritorno alla Fase 1 con le misure più stringenti, con il terrore generalizzato creato ad arte dai circenses dell’informazione, dai monopolisti della parola.
L’aveva ben spiegato Spinoza: “Gli uomini si governano mediante paura e superstizione“.
E nel caso specifico del Covid-19 paura e superstizione si fondono perversamente insieme per restituire un quadro di terrore che genera negli uomini una resa colma e di gratitudine al potere stesso che può disporre delle nostre vite come vuole, perché ci “garantisce” la sicurezza.
L’Occidente che non crede più in Dio o nella solidarietà, né in un’ulteriorità nobilitante da conquistarsi con l’azione, in balia del nichilismo assoluto, crede solo nella sopravvivenza, nella paura della morte. In nome di quella paura è disposto a rinunziare a tutto. Anche a diventare schiavo, finendo per morire ugualmente, ma da schiavo.
Chi rinunzia alla libertà per avere la sicurezza, molto probabilmente non è degno né della libertà, né della sicurezza.
RadioAttività, con Diego Fusaro
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