La verità di Gianluca Petrachi. L’ormai ex direttore sportivo della Roma racconta nel dettaglio, a cuore aperto, episodi e retroscena della sua esperienza capitolina.
Dal feeling mai sbocciato con il Presidente Pallotta alle oscurità di un sistema malato, passando per i ‘topini’ già citati da Spalletti e presenti in seno a Trigoria, fino alla possibilità non concretizzata di portare Antonio Conte sulla sponda giallorossa del Tevere.
Queste le parole di Gianluca Petrachi ai microfoni di ‘Food Sport’ sulle frequenze di Radio Radio
Quel rapporto difficile e distante con Pallotta
“Ad un certo punto io ho chiesto alla mia persona di riferimento: ‘Ma il Presidente è soddisfatto di ciò che si sta facendo e di quello che si è fatto, o c’è qualche problema?’ Gli veniva tutto raccontato, e non so quindi cosa veniva riferito al Presidente. Fatto sta che io mandai a Pallotta un messaggino sotto Natale per gli auguri. Sotto Natale abbiamo vinto a Firenze ed eravamo quarti in classifica in piena lotta Champions. Pallotta non mi ha mai risposto a quel messaggio. Io sinceramente ci sono rimasto male e mi sono domandato: sarà successo qualcosa? In quel momento ho capito che mi stavano scavando la fossa e stavano cercando di distruggermi in maniera molto subdola. Ho sperato, quanto prima, che le cose cambiassero e che il Presidente si facesse vedere. Da lì io ho chiesto determinate cose e non me le hanno fatte fare”.
Un giudizio sulle operazioni di mercato realizzate
“Io credo di aver fatto delle buone cose. Mi reputo un aziendalista. La società mi ha detto: ‘Dobbiamo rinnovare, cambiare e mandar via dei vecchi per prendere dei giovani. Cercare giovani di prospettiva, visto che nel tuo passato hai dimostrato di saper prendere giocatori che valevano una certa cifra e sono poi diventati valori aggiunti. L’obiettivo è cercare di rendere la squadra un pochino più forte di quella che è attualmente. Credo siano state fatte delle buone operazioni. Su molte sei stato anche costretto perché il calciomercato è particolare. Ci sono le plusvalenze, cercando magari anche di fare operazioni intelligenti e furbe. La struttura era salita su bene. Secondo me sono stati presi giovani validi e importanti con la conferma di ragazzi bravi. Tutta la mia struttura era riuscita a sistemare 15 giocatori, tra cui almeno la metà venduti, con alcuni che obiettivamente non avevano tanto mercato. Poi tanti giocatori ti rifiutano anche il trasferimento. Altri 3 giocatori della rosa della Roma avevano rifiutato il trasferimento che il sottoscritto aveva cercato loro”.
L’opinione su Kalinic
“Kalinic l’ho preso in prestito gratuito e mi hanno pagato anche l’ingaggio. All’Atletico Madrid guadagnava 5 milioni e da noi ne guadagnava 3. A mio avviso ha pagato un avvio di stagione in cui non era fisicamente a posto. Però nel finale di stagione secondo me, se avesse giocato di più, poteva darci una mano in più”.
Sul tema comunicazione e i rapporti con la stampa
“Il mio carattere è questo e lo è sempre stato. Quando mi ha scelto la Roma, sapeva che Gianluca Petrachi era fatto in questo modo. Io le cose non le mando a dire. In un sistema malato, come quello che c’è a Roma, tutti pensano di volere le notizie. Mi chiama il direttore di quel giornale e mi dice: ‘Tu non sai chi sono io’. Mi chiama quell’altro e mi dice: ‘Io sono la storia a Roma del giornalismo’. E’ normale che devo mettere un freno a questa emorragia perché domani se parlo con uno, poi dovrò parlare con tutti. La mia comunicazione l’ho fatta con semplicità. Come è successo a Pisa e a Torino, io non ho mai avuto rapporti confidenziali con un giornalista e non ho mai preso un caffè con un giornalista. Se andiamo a riascoltare le mie conferenze stampa, io sono sempre stato molto pacato e tranquillo. Ho solo detto che, a volte, c’erano delle situazioni che non mi piacevano. Era più facile abbattere Petrachi perché tutto il sistema della comunicazione aveva piacere che non ci fosse più Petrachi. Nel momento in cui ci sono state difficoltà non di campo, in cui la società stessa avrebbe dovuto difendermi e non l’ha fatto, allora si sono divertiti tutti i giornalisti con cui non avevo rapporto e me l’avevano giurata”.
I tifosi giallorossi non c’entrano
“Il problema non è il tifoso. Il problema non è la pressione che, forse, è la cosa più bella che c’è a Roma. Forse si dà poca importanza a cosa è Roma da un punto di vista di carnalità che c’è nel tifoso. Per il romanista la Roma è una fede. Purtroppo a volte non gli si dice in faccia le cose come stanno. Forse la mia colpa è di essere stato troppo chiaro con la gente”.
Sostanziale libertà sotto l’aspetto tecnico
“Io sono stato sempre libero di poter scegliere. Non c’è stato nessun condizionamento. Qualcuno erroneamente diceva che Franco Baldini dava la lista della spesa. Franco non si è mai permesso di dirmi o di obbligarmi a prendere un giocatore. Poi le conversazioni tra lui e il Presidente Pallotta non le conosco, non ero dovuto a saperle. Da un punto di vista prettamente calcistico la Roma mi ha lasciato scegliere. Tutto il resto, invece, doveva essere supportato. Un gruppo vincente si crea non avendo gente all’interno che rema contro. Ad esempio: c’è un cambio di modulo e lo dobbiamo sapere solo noi per avere vantaggi nella partita successiva. Io dovevo stare a mandare gli steward in giro. Purtroppo c’erano dei ‘topini’, come diceva Spalletti”.
Sulla scelta di Pau Lopez
“Io credo che Pau Lopez sia un buon portiere e per il girone di andata lo ha ampiamente dimostrato. Credo che si abbinasse anche bene con il credo calcistico di mister Fonseca, cioè quello di avere anche un libero aggiunto. Fino al derby credo che tutti quanti erano più che contenti. Lo stesso Walter Zenga, non certo l’ultimo dei cretini, aveva detto: ‘Complimenti a chi ha scelto Pau Lopez perché è una delle più belle realtà dei portieri che c’è in Italia quest’anno’. Dopo il derby sicuramente si è inceppato qualcosa. Credo che nella testa del giocatore sia subentrata un po’ di insicurezza. Certamente non va a suo vantaggio, perché la forza soprattutto mentale deve essere quella di un portiere. Ma ne deve uscire da solo. Poi si è fatto male rompendosi il polso e anche questo è un deterrente negativo per un portiere. Pau Lopez è stato pagato 18 milioni più il 50% di Sanabria. Quindi non è stato pagato 30 milioni, come molti dicono. Non ultimo cito anche l’intervista di Mirante in cui ha detto: ‘Io sto facendo il titolare, ma vi assicuro che Pau Lopez è fortissimo’. Se Mirante si è espresso in questo modo, vuol dire che ci crede”.
Sul possibile arrivo di Antonio Conte alla Roma
“Su Conte se ne sono dette tante. Tanti hanno detto, fatto, scritto. La verità la sappiamo solamente io, lui e un’altra persona. Questo rimane tra di noi e non mi va oggi di dire delle cose che sicuramente non hanno senso”.
Su mister Fonseca
“Sicuramente è un allenatore che ha delle idee innovative. L’ho scelto anche in funzione di questa sua attitudine ad un calcio propositivo fatto di gioco palla a terra, velocità di pensiero e giocate codificate. Certamente il campionato italiano presenta delle difficoltà, sulle quali lui si è imbattuto e ne ha fatto tesoro. Sicuramente Fonseca ha delle qualità. Secondo me se migliora in alcuni aspetti, può avere una carriera brillante”.
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