La situazione pandemico-emergenziale si fa ogni giorno più grave, o almeno è così ci viene narrata.
Credo che siamo ormai giunti nella fase terminale, poco prima della catastrofe. Poco prima del ritorno completo alla fase 1. Intendiamoci, siamo già nella fase 1, manca solo quell’elemento culminante che coincide con il lockdown e quindi con la condanna a morte di migliaia di lavoratori, partite Iva, persone del ceto medio.
Ne abbiamo tanti segnali. Intanto il bollettino di guerra che ci accompagna da marzo scandendo le nostre giornate. I titoli dei giornali che sottolineano che la situazione è gravissima. O le regioni che parlano di ritorno alla didattica a distanza.
Con l’ennesimo Dpcm, con l’ennesimo modo di aggirare il Parlamento e la sua vita democratica, è passata una norma preoccupante. Quella con cui in qualche misura il Governo entra nelle nostre case. Decidendo che dobbiamo usare la mascherina anche nelle mura domestiche, comandando il numero massimo di invitati per le nostre cene.
Lo Stato non può ancora entrare d’ufficio in casa nostra, tuttavia si parla da più parti di spionaggio e delazione annessa. “Confideremo nelle segnalazioni”, aveva detto con una frase non innocente il Ministro Speranza. “Non manderemo la polizia a casa – ha detto Conte – ma la salute è un dovere”, come a dire che in nome di questo dovere chissà, un giorno potranno anche mandarla.
Insomma la situazione è narrata a tal punto preoccupante da destare terrore e da preparare l’opinione pubblica a misure drastiche. Ancor più drastiche di quelle prese con il Dpcm di ieri. Insomma ci preparano a misure emergenziali molto stringenti perché è gravissima la situazione.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
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