Ve lo dico chiaramente: se ognuno non fa la sua parte, finirà come con la Spagnola nel 1918

Qualcuno ci ha detto, e ce l’hanno ripetuto più volte, che fare più tamponi significa trovare più contagiati. Questo senz’altro è vero. Se vediamo i numeri di oggi, rispetto a quelli di marzo, vediamo che sono numeri molto più grandi. Va detto però che in Europa non siamo quelli che ne facciamo di più, come a qualcuno potrebbe sembrare.

La Spagna, la Francia, la Germania, l’Inghilterra, praticamente tutti i paesi europei più importanti ne fanno più di noi in rapporto al numero di abitanti. Dunque il fatto che in Italia se ne facciano tanti, o addirittura qualcuno dice troppi, francamente è fuori luogo e non valutabile. Io sono preoccupato da questa piega che ha preso la pandemia. Perché i contagi, di questo passo, saranno molto presto raddoppiati se non addirittura triplicati.

Qui non si parla di cifre fantasiose sui ricoveri in terapia intensiva o sui morti. Qui parliamo dei contagiati. Ma di conseguenza, lo abbiamo già visto, i ricoveri nelle terapie intensive sono aumentati. Sono aumentati gli ospedalizzati e aumenteranno anche i morti. Questo necessariamente, non ne possiamo venire fuori in un’altra maniera.

Covid-19 non è una brutta influenza. E’ qualcosa di diverso che riguarda la virulenza e per quello che riguarda la mortalità. Peraltro non c’è bisogno di percentuali di mortalità elevatissime per mettere in crisi un sistema. Durante la famosa epidemia ‘Spagnola’, tra la fine del 1917 e la fine del 1918, la prima ondata ebbe una mortalità attorno al 10%. Ma la seconda, che fu superiore, senz’altro non fu paragonabile alla mortalità delle grandi pandemie come l’HIV stesso o come Ebola e le altre.

Lì quasi 500 milioni di persone contagiate e oltre 50, qualcuno dice 100, milioni di morti. In due ondate successive in cui la seconda fu peggiore della prima. Come avvenne la seconda ondata di ‘Spagnola’? Avvenne esattamente perché i freni erano stati allentati e l’attenzione che veniva posta in alcune norme igieniche, che venivano raccomandate nelle lettere che ancora oggi si possono leggere, vennero meno.

Anche perché ci fu l’armistizio che fece abbracciare tutti per strada e dimenticare per un attimo, grazie al fatto che la guerra era finita, anche la pandemia. E’ esattamente quello che sta succedendo a noi. Quando allenti la guardia, sull’autoprotezione e sul distanziamento, ecco che poi ritrovi ad avanzare la pandemia.

Questo, voglio dire molto chiaramente, non è un bene per nessuno. Non ci piacerebbe nemmeno finire ammalati, tantomeno in terapia intensiva. Ma quello che soprattutto non vogliamo, e io non voglio, è eventualmente contagiare un altro se per caso sono asintomatico e non lo so. Per questa ragione continuerò a tenere ben salda la mascherina, che non provoca alcuno scompenso, e anche a tenere le distanze, a lavarmi le mani e a rispettare alcune regole tanto semplici che non mi danno nessuna idea di una dittatura sanitaria.

E’ un periodo che passerà, se ciascuno di noi fa la sua parte. Un colibrì volava verso un incendio con l’acqua nel becco. Il leone gli disse: ‘Ma dove vai con quell’acqua? Ti rendi conto che non spegnerai mai l’incendio?’. Il colibrì rispose: ‘Sì me ne rendo conto, ma intanto faccio la mia parte’.


GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi    

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