Enorme successo per la manifestazione che si è svolta ieri a Napoli: i funerali dell’economia campana. Centinaia di commercianti, artigiani, imprenditori, rappresentati delle più disparate categorie hanno marciato dietro un carro funebre per tutto il lungomare di Napoli fino alla sede della regione Campania. Non c’è stato un solo scontro o momento di tensione nonostante il folto numero dei partecipanti, anzi, le forze dell’ordine hanno marciato al fianco dei manifestanti.
Le esequie hanno avuto inizio con l’arrivo del feretro avvolto dalla bandiera tricolore. Un fascio di luci bianche, rosse e verdi illuminavano l’interno del carro e lo striscione che richiamava l’orgoglio partenopeo: “O ci ascoltate o rischiate altre quattro giornate”.
Ai microfoni si sono alternati gli organizzatori condividendo con la folla i punti della loro proposta, articolati su base regionale e nazionale. Per la Campania si richiede il potenziamento immediato degli ospedali e delle terapie intensive. Si contestava che ci fossero 5 reparti ogni 5.000 abitanti, lì dove la norma ne richiederebbe almeno 15. A livello nazionale invece si richiede l’impiego immediato di parte dei 26 mliardi di euro destinati ogni anno alle spese militari per guerre che non combatteremo mai, da destinare invece all’emergenza sanitaria ossia alla guerra alla pandemia che stiamo tutti vivendo oggi.
In particolare si è parlato dei 6 miliardi del bilancio della spesa destinati ai nuovi armamenti che, secondo gli organizzatori, oggi dovrebbero essere rappresentati dai ventilatori polmonari, dai reparti Covid, dalle terapie intensive così come i medici dovrebbero essere considerati alla stregua dei nuovi militari da inviare nelle trincee degli ospedali.
Queste risorse immediatamente disponibili permetterebbero infatti di far fronte alle spese per il contenimento della pandemia. La proposta è stata accolta con entusiasmo dalla folla ma il punto più acclamato, quello che dovrebbe permetterci di federare la proposta, sia a livello nazionale che europeo, riguarda il ruolo della BCE in questo delicato periodo di emergenza. Non si può infatti pensare che in un periodo di pandemia globale, ossia di shock estremo senza precedenti, quando ai cittadini viene chiesto di mettere da parte i principi sanciti dalla Costituzione, le libertà individuali, gli iter democratici, le Istituzioni principali invece pensino di operare secondo i vecchi sistemi, ignorando che uno Stato di emergenza richiede misure speciali a tutti i livelli e non solo per i cittadini. Non è possibile infatti che si faccia ancora appello allo Statuto della Banca Centrale Europea, che non le permette di finanziare direttamente la spesa degli stati per far fronte alla pandemia, lasciandoli quindi in balia dei mercati in un periodo in cui la mancanza di quei fondi rallenta le misure di prevenzione, impedisce di debellare il virus e mette in pericolo di vita tutti quei cittadini europei, facendo al tempo stesso entrare in recessione economica l’intero continente. Tutto pur di tenere fede ad un articolo di uno Statuto che impedisce un ruolo maggiore alla banca centrale europea che invece potrebbe essere risolutivo nell’immediato.
Il feretro tricolore è stato poi posto sotto la regione Campania, luogo simbolo delle Istituzioni. I partecipanti sono stati chiamati a dare l’ultimo saluto a quello che resta dell’economia partenopea, con il sottofondo suggestivo e commovente dell’Inno del silenzio intonato con una tromba.
Diversi gruppi di attivisti di altre regioni hanno poi sposato il programma proposto dai partecipanti. Il prossimo step sarà infatti quello di federare le piazze. La manifestazione è stata ripresa da tutti i media, nazionali e regionali, da tutti i Tg ed è diventata virale sui social. Abbiamo quindi dimostrato in maniera civile che si può mettere in ginocchio il sistema, basta avere i punti giusti e capire chi è il vero nemico comune.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo
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