C’è il virus, che è importante, e c’è l’educazione, che è prioritaria. Come risolvere un’ipotetica corsa a due, dove i due sembrano escludersi?
Già perché oltre a proteggere le attuali generazioni dal coronavirus, c’è da proteggere la formazione delle attuali generazioni sulle quali il Presidente di ANP Mario Rusconi avvisa: “Così rischiano di vedere compromessa la loro futura carriera”.
Non si sta nello specifico dubitando della funzionalità della didattica a distanza, che però non fa sicuramente ottenere gli stessi risultati di una lezione in presenza a studenti e professori.
Il punto su cui pone l’attenzione Rusconi riguarda un eventuale futuro colloquio di lavoro: siamo sicuri che i datori di lavoro degli attuali studenti in età liceale ritengano un buon requisito quello di aver frequentato due anni di superiori all’epoca del Covid, e dunque, da casa?
La colpa ovviamente non è degli studenti. Non esistono cattivi studenti, ma cattivi insegnanti: in tal caso i docenti da cui non prendere esempio sarebbero le istituzioni ancora incerte sulla riapertura anticipata nel bimestre dicembre-gennaio.
Ecco l’intervista a Mario Rusconi durante ‘Lavori in Corso’.
“Quello che noi chiediamo con l’apertura del 9 dicembre è un segnale da dare ai giovani, il segnale che le istituzioni sono pronte a venirgli incontro. Certo non sono moltissimi giorni, ma questo non vuol dire che la scuola debba rimanere chiusa, anche perché il pensare di non far venire a scuola i ragazzi delle superiori nel Lazio, significa che la mattina saranno inchiodati di fronte a questa specie di vetro, di plastica che è il pc, il tablet e così via.
Ma questi ragazzi cosa faranno di pomeriggio, nel momento in cui si apriranno i negozi anche in orari oltre quelli attuali?
Voi pensate che staranno a casa? E’ chiaro che affolleranno comunque i mezzi pubblici e i luoghi degli acquisti.
In pratica lo shopping è più importante della comunicazione, e qui traggo delle conclusioni molto deprimenti su chi presiede le nostre istituzioni.
I nostri ragazzi hanno perso un anno di scuola e rischiano di perderne un secondo. C’è il rischio che veramente in futuro quando si vedranno i curricula e si vedrà che lo studente in questione ha frequentato le superiori in questi anni di Covid, si tenderà a scartarlo. Questo perché non si è fatto nulla in questi due anni“.