Il discorso del medico, ormai dovrebbe essere chiaro, si pone come la nuova ideologia. Il logo che legittima e insieme copre l’interesse niente a fatto universale e obiettivo delle classi dominanti di riorganizzare verticisticamente in maniera autoritaria il rapporto di forza su scala mondiale.
La compressione dei diritti, la sospensione delle libertà, mettere tra parentesi la Costituzione, vengono invocate come misure tecnico-scientifiche come tali intrinsecamente buone.
Vorrei riportare al riguardo tre esempi concreti.
In un’intervista apparsa sul Corriere della Sera il 7 ottobre, Alberto Villani del CTS dichiara: “l’obbligo di indossare la mascherina è un richiamo, non importa se scientificamente ha senso oppure no, è un segnale di attenzione per noi stessi e per la comunità”. La mascherina dunque come simbolo, segnale che siamo tutti sudditi di un nuovo potere.
Il Messaggero, 5 novembre, le parole dell’immunologa Antonella Viola: “Il coprifuoco non ha una ragione scientifica, ma serve a ricordarci che noi dobbiamo fare delle rinunce, che il superfluo va tagliato e che la nostra vita dovrà limitarsi all’essenziale”.
Il terzo esempio riguarda il sottosegretario alla presidenza della regione Emilia Romagna Davide Baruffi che su Bologna Today il 22 aprile ha sostenuto che “abbiamo proibito l’attività fisica non perché sia la situazione più a rischio ma perché volevamo dare il senso di un regime molto stringente”.
Molti altri esempi si potrebbero aggiungere, ma già da questi emerge limpidamente come il discorso del medico sia usato in senso ideologico, come copertura legittimante di una riorganizzazione generale della società e del modo di governare le cose e le persone.
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