Ho più volte richiamato quella che ritengo essere la decisiva parabola involutiva, metamorfica e kafkiana del Movimento 5 Stelle, il quale ha di fatto tradito tutti i punti salienti del proprio programma fino a divenire a pieno ciò contro cui combatteva. Il M5S, con l’approvazione della riforma del Mes in questi giorni, ha di fatto gettato la maschera e rivelato la propria natura. Il Movimento 5 stelle era partito presentandosi e legittimandosi come partito di difesa dell’interesse delle classi dominate e ora ha finalmente svelato la propria reale natura di partito in difesa degli interessi del blocco dominante oligarchico liberale. Prova ne è oltretutto che tutti i punti del programma sono stati smantellati uno dopo l’altro, di più il M5S è passato a difendere l’opposto ossia ciò che un tempo combatteva.
Ebbene a completare il quadro era un’affermazione uscita dalla penna di Luigi Di Maio che così ha cinguettato proprio ieri: “A Natale e Capodanno permettiamo ai cittadini di spostarsi tra i piccoli comuni”.
Queste le infelici parole di sire Luigi Di Maio. Il re campano che permette ora ai cittadini di spostarsi. Bontà sua. Questa frase infelice ma al tempo stesso ben rivelativa della natura di chi l’ha pronunziata, fa il paio con l’altra frase, se ben ricorderete, pronunziata da Virginia Raggi. Allorché disse, era la primavera del 2020, che la possibilità di accedere ai parchi ai tempi del Coronavirus era una cosa da ringraziare la bontà di Giuseppe Conte. Dipendeva dalla sua gentilezza, dalla sua apertura. Insomma era un privilegio che ci veniva concesso.
Non diverso Luigi Di Maio, il Re partenopeo che si sente al di sopra del popolo a tal punto da fare gentili concessioni, ci spiega che le possibilità di spostarci tra i comuni durante il tempo natalizio, è una concessione che ci viene fatta quasi per grazia divina perché loro, che comandano, sono buoni e attenti alle esigenze del popolo. Al quale forniscono brioche e ultimamente la possibilità di spostarsi di comune in comune.
Credo che la situazione da tempo sia comica più che tragica. Anche tragica intendiamoci, se consideriamo il fatto che siamo ormai da tempo vittime di questo ormai leviatano terapeutico che con la scusa della salvezza delle vite e della protezione della salute ci sta portando via tutto, un pezzo dietro l’altro: diritti, libertà, costituzione. E lo fa per proteggerci dice. Perché aspira a garantirci la sicurezza per ottenere la quale occorre fare delle rinunce. Come disse testualmente il giornalista Giannini: “bisogna cedere quote di libertà per garantire la sicurezza”.
Ebbene sire Di Maio adesso, con tono solenne, ci spiega che ci faranno gentili concessioni per Natale e dobbiamo essere grati in qualche modo a lor signori che addirittura ci permetteranno di spostarci. Infinita bontà del potere, infinità bontà di Luigi Di Maio che rappresenta al meglio non solo la parabola del M5S, ma l’intera politica italiana. Una politica che non intrattiene più nessun rapporto, come è evidente, con la grande cultura politica di Platone e Aristotele. Una politica che di fatto è mera gestione dell’esistente a beneficio delle classi dominanti e spesse volte con uscite infelici e al tempo stesso rivelative come quelle di sire Luigi di Maio.
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