Ricordo a chiunque fosse pervaso da qualsivoglia barbaro istinto che il giorno di Natale più di ogni altro giorno è il giorno degli affetti. Mia madre donna molto anziana affetta da fibrosi polmonare quasi tutti i giorni riceve la mia visita ed anzi troppo spesso il lavoro mi tiene lontano dalla sua compagnia. Utilizzo certamente ogni precauzione, ma la mia presenza fisica ci sarà sempre, anche a Natale, a prescindere da assurde e disumane prescrizioni ostative.
Penso che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, ecco perché nessuna norma potrà mai privarmi della sua gioia nel vedermi. Non ho mai fatto un solo giorno di lockdown rientrando tra quelle categorie abilitate all’esercizio della professione e spero di essere stato utile, in presenza, ai vertici delle pubbliche amministrazioni in difficoltà a dipanare situazioni complesse.
Ho sempre creduto che il terribile virus andasse combattuto con la precauzione, la responsabilità, con investimenti puntuali sulla medicina di territorio, sulle terapie intensive, sub intensive e con una organizzazione sanitaria in grado di non pregiudicale le altre patologie, non sacrificando quindi, il lavoro, la libertà e la dignità delle persone.
Sicuramente non ho mai ritenuto dei rimedi validi: il terrorismo mediatico, la disinformazione, la prigionia degli anziani, la confusione e la disorganizzazione sanitaria, la privazione della libertà di circolazione ed il ricorso all’indebitamento massivo ed all’assistenzialismo coatto in luogo del lavoro (con le dovute precauzioni).
Ricordo che a prescindere dal coronavirus, un morbo, assai più terribile di quest’ultimo, affligge gli anziani ed è la solitudine. Qualcuno potrebbe argomentare che il coronavirus può uccidere gli anziani. Ed è vero, ed è per questo che occorrerà prestare ogni cautela. Ma la solitudine li uccide ogni giorno e per sempre.
E soprattutto alimenta in loro il dubbio atroce del perché continuare a vivere. La medicina è una sola, la nostra presenza ed il nostro affetto. LORO VIVONO PER QUEL MOMENTO INSIEME. Condannarli ad una solitudine coatta significherebbe averli già uccisi.
Un tempo qualcun altro impartiva ordini terrificanti per il genere umano contro delle razze considerate inferiori o di servizio a quelle cosiddette pure, e l’errore fu seguire ossequiosamente quei comandi, perché provenienti dalla Pubblica Autorità. Quei poveretti vennero trattati come degli appestati, privati della libertà e di ogni legittimo affetto, perché quel qualcuno aveva deciso apoditticamente che fossero affetti da un virus in grado di contaminare la purezza della razza ariana.
Ho passato una vita nella Pubblica Amministrazione e per la Pubblica Amministrazione, ma fate attenzione perché una norma dello Stato non potrà mai precludere gli affetti più cari, in quanto sarebbe emanata in palese contrasto con i precetti costituzionali. La Patria vive del suo popolo, della sua storia, del ricordo imperituro dei propri miti, ma soprattutto si nutre degli affetti umani.
Per quel che mi riguarda, non farò mancare, con responsabilità e cautela, la mia presenza ed il mio affetto alla persona anziana della mia casa, del mio quartiere, del mio Paese, … oggi, domani … e men che mai il giorno di Natale. E se qualcuno, arrogandosi illegittimamente i pieni poteri, la pensasse in maniera diversa, non mi resta che la disobbedienza. La storia si studia perché l’uomo possa far tesoro degli errori del passato. Anche perché se il popolo tedesco avesse avuto il coraggio di opporsi al calpestio della Costituzione di Weimar non avremmo avuto il nazismo.
Enrico Michetti