Una tempesta, per molti non inaspettata, si è abbattuta ieri dentro il luogo dove si compiono i processi democratici di quella che viene considerata la massima democrazia occidentale. Il Congresso degli Stati Uniti è stato teatro di un vero e proprio assedio per mano dei seguaci di Donald Trump.
Nel più breve tempo possibile le immagini hanno fatto il giro del mondo. Si sono visti scontri con le forze dell’ordine che presidiavano l’esterno del Campidoglio, razzie e spari all’interno. Pesante il bollettino dell’assalto, con 4 decessi e 68 arresti, come riferisce la Cnn.
Ma preoccupanti sono anche gli scenari che si aprono dopo l’accaduto. Ci saranno altri scontri che avranno luogo negli Usa? E quali saranno le ripercussioni in Europa e in particolare in Italia? Per chiarire cosa ci attende adesso, Luigia Luciani ha intervistato il professor Pietro Paganini.
Ecco l’intervento del Prof. Paganini a “Lavori in corso”.
“Non dimentichiamo che il Congresso Usa è una casa dei cittadini e non ci vuole un permesso per entrare, come invece succede per esempio in Italia.
Quello che è successo era nell’aria perché è più di due anni che ci sono negli Stati Uniti manifestazioni, anche di orientamenti politici diversi. Pensiamo al Black Lives Matter. C’è una parte sostanziosa dei cittadini che si sentono esclusi dai processi decisionali e non troppo rappresentati dall’establishment.
La sfida negli Stati Uniti, sia nel movimento democratico che nel movimento repubblicano, è capire come rappresentare quelli che Trump ha definito i ‘forgotten’, cioè quei cittadini dimenticati e non ascoltati.
Quello che è successo ieri la considero una macchietta. Qualcuno l’ha chiamata una forma eversiva, io non credo sia così. Uno che vuole attaccare il Congresso non si fa i selfie o passa la giornata a farsi i selfie.
Staremo a vedere adesso cosa succederà. Questo riguarda anche l’Europa, anche noi dobbiamo avere una riflessione su quello che sta succedendo. Perché i media ieri erano tutti scioccati, ma molti cittadini online non lo erano e sostenevano questo movimento”.
Pierluigi Lantieri