Guardate che coincidenza: tutti i giornalisti italiani nemici di Trump hanno una cosa in comune

I radioascoltatori che mi conoscono sapranno che sono autore del libro inchiesta “La matrix europea” sui rapporti tra i politici e i media italiani con quei gruppi mondialisti nati per portare avanti gli interessi di una ristretta oligarchia. Nelle mie inchieste ho sempre trattato il tema dell’adesione dei nostri politici e dei nostri media, questi gruppi fortemente antidemocratici non in quanto parte di una teoria del complotto ma come parte di un’accettabile e abnorme conflitto di interessi.

Parliamoci chiaro: mi va bene che si dica che non è vero che al Bilderberg si decidano le sorti del pianeta. Mi va che si dica che gli ideatori di questi gruppi non siano i padroni del mondo. Mi va bene che si dica che non esiste alcun complotto ma non accetto che si neghi il conflitto di interessi epocale che investe alcuni dei suoi partecipanti, né che si finga che queste riunioni a porte chiuse non abbiano particolare rilevanza.

Se il gotha della finanza mondiale, i membri delle famiglie reali delle più grandi multinazionali del mondo, i proprietari di Google, dei social media, i capi di stato e di governo, accettano dal 1954 di chiudersi ogni anno in un albergo per tre giorni, non mi venite a dire che le riunioni non abbiano particolare rilevanza. Se personaggi come Rockefeller hanno partecipato fino a poco prima di morire, se altri come i Rothschild o Henry Kissinger ancora si spostano per andare a fare quelle riunioni fuori per il mondo pur essendo ultranovantenni vuol dire che attribuiscono una certa importanza a quei meeting e quindi attribuiscono un certo ruolo ai personaggi che loro scelgono di invitare. Quindi se non c’è un complotto e non sono i padroni del mondo perlomeno mi darete tutti atto che si riuniscono per portare avanti i propri interessi che sono interessi oligarchici.

Chi accetta di prendere parte a quelle riunioni, sa bene che dovrà portare avanti gli interessi di quelle oligarchie che sono sempre in antitesi con gli interessi dei popoli.

Ecco il conflitto di interessi di cui parlavo, come quello che c’è tra chi guida un paese democratico, vedi Monti nel 2011, e chi come lui è stato a tempo stesso Presidente europeo di quei gruppi che scrivono che la democrazia non è sempre applicabile. Tra chi diventa direttrice della Rai, la Tv di Stato, come è successo con Monica Maggioni e chi, al tempo stesso come lei, guida il gruppo italiano di una commissione che vorrebbe che i popoli non partecipino troppo alla cosa pubblica. Com’è scritto “In the crisis of democracy” della commissione trilaterale.

Poi c’è il conflitto di interesse tra quei giornalisti, che dovrebbero poter raccontare tutto ciò che vedono e che sentono a quelle riunioni e che invece, nell’accettare l’invito sanno di doversi sottomettere alla regola della Chatham House che gli impone la segretezza e che li vincola per ovvie ragioni a raccontare gli eventi in maniera funzionale agli interessi di quei gruppi internazionali e oligarchici di cui hanno deciso di essere membri.

Questa cosa è di una gravità inaudita, soprattutto se da quei gruppi proviene il Presidente della nostra tv di stato o i direttori dei maggiori giornali di cronaca politica. Vi rendete conto di quanto siano filtrate, artefatte e manipolate le informazioni che riceviamo? E qui torniamo a quanto vi ho già raccontato nella precedente pillola ma che vale la pena di ribadire, al netto di ogni complotto: la sera degli scontri a Washington, Trump è stato praticamente messo sotto processo nei media italiani, soprattutto in Rai e a La7 dove si sono susseguite due trasmissioni rigorosamente mirate a gettare fango sul Presidente americano.

Ma chi erano gli ospiti di quelle trasmissioni? C’era Lilli Gruber e Beppe Severgnini nella prima trasmissione. C’erano schierati su tre monitor diversi nella seconda trasmissione: Mario Monti, Maurizio Molinari, Direttore di Repubblica, e il giornalista Gianni Riotta. Bene cos’hanno in comune tutti e cinque? Gruber, Severgnini, Monti, Molinari e Riotta? Basta spulciare le riviste ufficiali del Club Bilderberg per trovare tutti e cinque questi nominativi. Quindi erano tutti membri di quella organizzazione globalista internazionale di cui fanno parte ambienti contro cui Trump si è opposto come mai prima. Quindi erano parte di organizzazioni nemiche di Donald Trump.

Ora pensate sia possibile che proprio loro, tutti insieme, monopolizzino il dibattito televisivo su quanto è accaduto in America. O pensate anche voi se è per questo nelle nostre Tv non sapremo mai una verità ed è il motivo per cui il Presidente americano ci veniva rappresentato come il demone assoluto.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere con Francesco Amodeo