“Eriksen concede la vittoria a Conte. Non siete su scherzi a parte, questo è il calcio, questo è stato il derby”.
Eriksen concede la vittoria a Conte. Non siete su scherzi a parte, questo è il calcio, questo è stato il derby, dominato dall’Inter nel secondo tempo, quando Ibrahimovic, già ammonito, si è fatto espellere per un fallo inutile a centrocampo. Il Milan, in dieci e in vantaggio per il gol realizzato proprio dallo svedese, è entrato nel caos tattico e psicologico, consegnando il campo alle bordate dell’Inter che dopo aver buttato via mezza dozzina di occasioni ha raggiunto il pareggio su rigore sciocco di Leao su Barella, trasformato da Lukaku.
Milan disunito e senza mai la serenità per gestire il pallone, Inter devastante, partita extralarge per l’infortunio all’arbitro Valeri che si è fermato per un guaio muscolare e ha lasciato il campo a Chiffi quarto uomo. Dieci minuti di prolungamento e qualificazione e punizione partita di Eriksen, perfetto nel tocco di destro interno e ultimo regalo del danese all’allenatore che mai ha creduto in lui. L’Inter affronterà la vincente di Spal Juventus ma senza Lukaku diffidato e ammonito.
Lukaku e Ibrahimovic hanno offerto scene da saloon negli ultimi secondi del primo tempo, Valeri ha esibito il giallo ad entrambi ma Lukaku ha perso la testa cercando la vendetta in campo sull’avversario che ha continuato a provocarlo e qui Valeri non è intervenuto con una seconda ammonizione per il belga.
Vittoria comunque limpida, ampiamente meritata dal gruppo Conte, sconfitta prevedibile del Milan che è in chiara flessione, Pioli si è smarrito nella nebbia dell’ansia, non ha capito di doversi difendere con intelligenza e non con l’affanno, ha ritardato l’uscita di Leao, non ha voluto giocare la carta di Calabria per rinforzare la terza linea, ha perso tutti i duelli in mezzo al campo e si è arreso per sfinimento.
Seconda sconfitta consecutiva per i rossoneri dopo la batosta contro l’Atalanta, vittoria di carattere e di gioco dell’Inter favorita dal rosso a Ibra che ha smascherato i limiti della capolista.
Tony Damascelli