Onestamente, non so proprio che scrivere di questo primo tempo appena finito. Non perché non si sia giocato, o perché io mi sia distratto e non lo abbia visto; ma perché sono stato rapito per quarantacinque minuti dall’immagine di uno spilungone magro di 190 cm che si è mosso con l’agilità di Bolle e incollando la palla al piede sinistro, ha fatto sbandare come ha voluto i difensori del Benevento; che volenterosamente hanno tentato di fermarlo, ma non ci sono mai riusciti.
Secondo il mio punto di vista, l’errore è da imputare allo staff tecnico de ‘La Strega’ che non ha fatto nulla per tentar di arginare il debordante gigante atalantino. Il calciatore della Slovenia è stato sempre libero, sulla destra, di prendere ogni palla e giocarla con la classe che gli è riconosciuta da tutti.
Foulòn gli ha lasciato cinque-dieci metri di spazio, che Ilicic ha sfruttato ad ogni azione. Gli attaccanti giallorossi non ce la facevano a rientrare e dare aiuto al centrocampo e alla difesa; e ‘lo smilzo’ ha dato lezione di calcio come e quando ha voluto, annullando tutti gli altri giocatori in campo, che invece di tentar di bloccarlo, seguivano le sue belle azioni come se fossero davanti ad un televisore, a guardarlo giocare. Tranne il solito sioux Improta, che finché ce l’ha fatta, ci ha messo il cuore e l’anima.
Montipo’ si è messo in luce per bravura, e Glik per etica sportiva; che poi un giocatore dell’Atalanta ha dimostrato di non conoscere, o di conoscerla e fregarsene.
Al trentesimo minuto, Ilicic si costruisce e porta a termine da solo, un’azione da grande calciatore latinoamericano inventando un gol quasi impossibile, in mezzo a tre giocatori del Benevento. Montipo’ è ‘tradito’ dal tocco sfortunato di Glik, e non può fare altro che andare a prendere la palla in fondo alla rete.
Al quarantaduesimo un palo di Ilicic fa tremare di paura la porta del portiere di Novara che al quarantacinquesimo respinge anche un ‘zapatazo’ di Zapata.
Nel secondo tempo Foulòn lascia il posto a Pastina.
Al cinquantesimo minuto La Strega aggancia La Dea con un gol di Sau. Ma proprio nel momento in cui il Benevento sembrava potersela giocare alla pari, Ilicic se ne inventa un’altra delle sue; Montipo’ respinge male verso il centro dell’area e Toloi ‘tolo tolo’ segna il 2 a 1.
A questo punto lo spirito del Benevento gradualmente svanisce e la potenza atletica dell’Atalanta s’impone nonostante la pioggia e il freddo.
Il centrocampo del Benevento praticamente non si è visto. Schiattarella stanco, non ha giocato come al solito; Dabo è sembrato assente finanche a se stesso; Ionita è sembrato spaesato; Lapadula come sempre ha impegnato la difesa avversaria ma non ce la poteva fare da solo a lottare con due guerrieri latini come Romero e Palomino, che hanno strappato più di un calzettone ai giocatori del Benevento.
Al settantunesimo assist di Ilicic e gol della pantera Zapata che con una zampata felina spinge la palla dentro la rete.
Al ottantaseiesimo, Muriel dopo la cura dimagrante e le sue entrate dalla panchina, continua a segnare gol molto belli a vedersi per chi ama il gioco del calcio. E’ suo il quarto gol alla squadra campana, che però era già suonata dal secondo gol della Dea.
All’ottantanovesimo Montipo’ mette una palla che sarebbe potuta essere il quinto gol, in angolo.
L’incontro di oggi ha dimostrato per l’ennesima volta che le partite si vincono con i giocatori di classe, la potenza atletica e la disposizione in campo. Ma anche che una azione ‘apparentemente casuale’ che porta a un gol, può far mutare – minandola improvvisamente – l’integrità psicosomatica di una squadra.
In ogni modo, ancora una volta, il Benevento esce dal campo a testa alta. In fondo la Dea oggi è stata molto più bella della Strega.
Mimmo Politanò