Il vaccino anti-covid è arrivato in Italia dal 27 dicembre. Secondo i dati sarebbero già 190 mila i vaccinati nel nostro paese, circa il 38% delle dosi disponibili (per ora). L’obiettivo è quello di raggiungere l’immunità di gregge, ma è possibile che un vaccino preparato in così poco tempo sia idoneo alla causa?
Secondo Enrico Michetti, intervenuto ai microfoni di Mimmo Politanò e Ileana Linari, è un vaccino troppo giovane per poterne essere sicuri. Infatti Michetti evidenzia come i passati vaccini siano diventati obbligatori e certificati dopo un periodo di tempo che ne aveva garantito l’efficacia. Proprio quello che manca a questo vaccino.
Ecco le riflessioni di Enrico Michetti ad “Accarezzami l’anima”.
“La ricerca scientifica ha le medesime metodologie. Sia che si tratti di percorsi ingegneristici, giuridici o sanitari. Io sono più propenso per accelerare sulla cura perché il vaccino è un vaccino giovane. Sicuramente va fatto da tutti coloro in cui si trovano in una situazione di particolare precarietà. Ma una vaccinazione di massa con un vaccino così giovane io ci farei molta attenzione. Non sappiamo quello che accadrà fra dieci anni.
I nostri vaccini che sono diventati obbligatori, avevano tutti superati il decennio quando divennero obbligatori, perché c’era stato un vaglio nel tempo che ne aveva garantito e certificato la validità e non solo anche quelli che sono gli effetti collaterali cristallizzati. Il fatto che questo vaccino sia tecnicamente straordinario significa che è stata utilizzata una metodologia innovativa e questa è la parte più preoccupante in termini di applicazione. Questo virus non è stabile.
Io come approccio tecnico-scientifico mi stupisco come non fossero fatte le autopsie a suo tempo. Quando devi risolvere un problema devi andare a fondo. Il fatto che curi a scatola chiusa è folle”.