L’agghiacciante insulto a Giorgia Meloni è un chiaro attacco alla democrazia!

Sulla vicenda di Giorgia Meloni mi sono espresso, anche in termini di solidarietà alla donna, ma penso che in Italia, ancora una volta, non abbiamo capito niente.
La gente commenta in termini di difesa di Giorgia Meloni in quanto donna, perché hanno fatto di tutto per farla passare come una vicenda sessista. Mi dispiace andare ancora una volta controcorrente: non c’entra niente il sesso. C’entra invece la contrapposizione di classe.

Prima di commentare bisogna ascoltare letteralmente cosa è stato detto dal professore che l’ha offesa.
Questa pesciaiola“, ha detto testualmente, “mi dispiace offendere questi negozianti, ma io non posso vedere in Parlamento gente simile e di tale ignoranza che non ha mai letto con ogni evidenza un libro in vita sua e che possa rivolgersi addirittura da pari a pari a Mario Draghi“. Il concetto è questo, poi arrivano i vari insulti (“scrofa”, “vacca”, e via discorrendo), ma il concetto, l’origine della discussione è questa qua.

Cosa si legge tra le righe? Si legge la spocchia dell’università e la solita autoreferenzialità del mondo universitario che io conosco bene da tanti anni.
Qui di fatto non c’è la contrapposizione donna-uomo, cioè la chiave di lettura tipica del sessimo, della differenza di genere, del razzismo ecc… queste sono categorie mentali che servono a rendervi un branco di idioti, perché questo è il loro scopo.
Il vero problema invece è non farvi capire che questo è classismo, che è tutt’altra cosa, cioè la contrapposizione dei poveri contro i ricchi.
La stessa idea del rettore di portare la questione in Senato accademico, dato che conosco le università, vi anticipo che non servirà a nulla. Questo perché il Senato accademico – che io conosco – è un organo corporativo e classista in tutte le università.

Il posto in cui dovremmo portare una questione come questa è il consiglio d’amministrazione, ma dubito che sarà quella la strada.
A prescindere da questo però quello che mi interessa è farvi notare la chiave di lettura dell’episodio dietro cui si nasconde la contrapposizione tra la grande finanza e il popolo. Popolo che usa l’intellighenzia, cioè la classe che si ritiene più dotta, più capace, più intelligente e superiore. Se voi analizzate le parole di quel professore vuol dire che tu non puoi parlare in Parlamento alla pari, in quanto tu sei inferiore, perché tu “non hai letto un libro”.

Questo è il concetto aberrante, un attacco chiaro alla democrazia. Queste persone pensano che un uomo come Mario Draghi, espressione chiara della cultura, della finanza, del mondo accademico, non possa nemmeno essere disturbato da una “pescivendola”, da una negoziante o da una persona che non ha letto un libro. Questa è la chiave di lettura della vicenda.
Io vi ricordo – e ricordo al professore – che ci fu uno che disse che la peggior forma di governo è certamente la democrazia, eccezion fatta per tutte le forme di governo che avevamo avuto prima.
Come a dire che la democrazia non è il migliore dei mondi possibili, ma l’unico che consente di dire che non lo è: lei che di libri evidentemente ne ha letti, professore, vada a cercare dove e chi lo ha detto.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi