«E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento».
Ho scelto questa poesia di Salvatore Quasimodo, pubblicata dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma scritta durante l’occupazione straniera del nostro paese, perché forse non molti sanno che nell’epoca del Covid circa la metà degli aiuti di Stato vanno alla Germania.
Per esempio: il 21 gennaio del 2021 con un aumento fino a 4 milioni di euro per singola azienda, la Germania ha fatto una cosa interessante. E’ riuscita, cioè, a utilizzare il 107 2b e non il 107 3b.
In sostanza è riuscita a far passare due concetti: quello degli eventi eccezionali – come la calamità naturali – e quello del grave turbamento economico. La sintesi è che i tedeschi sono riusciti a far passare il concetto che c’è un nesso causale tra covid ed economia.
Risultato? A novembre e dicembre hanno sommerso le imprese tedesche di contributi, parliamo di 12 miliardi nel mese di dicembre e 30 miliardi con gli aiuti di novembre.
E il nostro paese? Con la Legge di Bilancio finora ha stanziato un miliardo.
Bar, ristoranti, indotto, fiere, alberghi, eventi sportivi ecc… in Germania hanno ricevuto il 100% di contributi a fondo perduto o il 75% di ristoro del fatturato perso rispetto ai dati ufficiali del 2019.
Noi siamo ancora qua, col Ministero che ancora dice che dobbiamo aspettare il bilancio di aprile (come se non ci fosse la fattura elettronica).
Io ho deciso che la mia cetra non rimane appesa al triste vento: ricomincio a parlare, anche sui vari social.
Non voglio più che ci siano due pesi e due misure in questa Europa, dove non ci sono carri armati, ma persone in giacca e cravatta che occupano il mio paese.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi