Nell’anno in cui ricorre il centenario dalla nascita del Partito Comunista Italiano, il filosofo Diego Fusaro rende omaggio al padre spirituale del PCI con il suo ultimo libro: “Bentornato Gramsci”. Un lavoro volto a ripercorrere le orme ideologiche di Antonio Gramsci e con esse anche lo spirito primigenio del comunismo italiano.
Una teoria, quella gramsciana appunto, che ha trovato le sue fondamenta nel partito di cui è stato segretario fino a quando non fu confinato dal regime fascista nel carcere di Turi. L’evoluzione del comunismo profetizzato da Gramsci, però, è andata sempre più nella direzione opposta dalla dottrina del filosofo marxista. Fino ai giorni nostri e alla sinistra che abita l’Italia del 2021.
Quali gli elementi dissonanti dal progetto di Antonio Gramsci? Ne ha parlato in diretta Diego Fusaro con Fabio Duranti e Francesco Vergovich. Questa la sua spiegazione a “Un giorno speciale”.
“Gramsci immagina la società comunista come una società regolata, il contrario dell’anarchismo e dei post sessantottini arcobalenici contemporanei. Anzi, critica il capitalismo proprio perché è anarchico e senza ‘nomos’. Anche in questo Gramsci è stato abbastanza tradito.
Però il fallimento che in parte si è registrato dei comunismi del 900 non deve mai essere utilizzato a mio modesto giudizio come arma per giustificare il totalitarismo capitalista nel quale siamo oggi. Bisogna anche ragionare sulle atrocità che il totalitarismo, che oggi passa impunemente per mondo della libertà, ha esso stesso prodotto e continua a produrre. La critica deve essere a 360 gradi. Critica della spietatezza dei comunismi reali e dei fascismi reali del 900. E al tempo stesso non bisogna liberare il nostro sguardo dalla capacità critica, rispetto a un mondo totalitario in cui la banca può portarti via la casa, in cui la ricchezza esiste con la miseria di chi muore di fame nelle città opulente”.