“Il report tocca la struttura del processo decisionale e pone le domande fondamentali che ogni governo dovrebbe porsi: chi deciderà quali aziende supportare e quali no? Quali aziende dovranno essere aiutate e perché, e quali aziende non dovranno essere aiutate?“
14 dicembre 2020: a parlare è Mario Draghi in occasione del lancio del report redatto dal Gruppo dei Trenta dal titolo “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid – DESIGNING PUBLIC POLICY INTERVENTIONS”, ovvero “Rilancio e ristrutturazione del settore aziendale Post-Covid – Progettazione di interventi di politica pubblica”.
Andiamo con ordine: cos’è il Gruppo dei Trenta e cosa contiene questo documento?
Il Gruppo dei Trenta o G30 è un’organizzazione internazionale composta da leader economici e finanziari del settore pubblico e privato e del mondo accademico di tutto il mondo. Ha lo scopo, si legge sul sito ufficiale, di “approfondire la comprensione delle questioni economiche e finanziarie globali e di esplorare le ripercussioni internazionali delle decisioni prese nei settori pubblico e privato”.
Fondato nel 1978 su iniziativa della Fondazione Rockefeller, il gruppo è composto attualmente da 28 membri, più 8 membri senior e 16 membri emeriti, tra cui Mario Draghi, e comprende i responsabili delle principali banche private e banche centrali, nonché membri del mondo accademico e delle istituzioni internazionali.
Ma di che cosa parla il documento pubblicato lo scorso dicembre?
Il report contiene una serie di indicazioni rivolte ai governi su come risollevare economia e imprese dopo la pandemia Covid-19. Una sorta di primordiale programma che potrebbe essere alla base delle future scelte di un Governo guidato da Mario Draghi. Proprio lui era infatti a capo della commisione che ha redatto questo documento.
Ciò che ha colpito particolarmente l’attenzione pubblica è stato il ricorrere del concetto di “Creative destruction”, la cosiddetta distruzione creatrice.
Nel Report si legge che “I governi dovrebbero incoraggiare le trasformazioni aziendali necessarie e gli aggiustamenti nell’occupazione. Ciò potrebbe richiedere una certa quantità di ‘distruzione creatrice’, cioè che alcune imprese si restringano o chiudano per far posto a nuove aperture“.
Si tratta di un concetto dell’economia che prevede la distruzione delle “imprese zombie“, espressione usata dallo stesso Draghi, che sono quelle imprese che sarebbero tecnicamente fallite, ma che sopravvivono grazie ai sussidi. Con la distruzione di queste imprese, le risorse destinate al loro sostentamento verrebbero indirizzate verso altre imprese ritenute maggiormente virtuose e che si presume si svilupperanno ulteriormente dopo la crisi. Ciò comprende, naturalmente, i dipendenti rimasti senza lavoro che dovrebbero spostarsi proprio verso queste aziende. Le due linee di intervento su cui orientare queste decisioni sembrano essere molto chiare nel documento: digitalization e green economy.
In sostanza, secondo questo report, i governi dovrebbero decidere quali aziende tenere in vita e quali invece lasciare morire.
Sentiamo cosa dice Mario Draghi
“L’idea di questo report nasce da una valutazione, ovvero che di fatto stiamo entrando in una nuova era differente. Sì, siamo ancora in condizione di emergenza, ma chiaramente il senso è che stiamo per superare questa emergenza e sarà necessario prendere delle decisioni molto molto difficili e sostanziali in futuro.
In altre parole, passare da un periodo di puro supporto di emergenza a un periodo in cui paesi e governi dovranno prendere decisioni che potranno cambiare profondamente i loro paesi.
È un avvertimento, un avvertimento per essere pronti alla prossima fase, che in un certo senso è una via, se la guardiamo ora, che sembra molto più complessa della fase dell’emergenza.
Ora è il tempo di valutare, o di iniziare a valutare, cosa è stato fatto e non mi aspetto che sia un lavoro breve o veloce.
Il report annuncia 10 principi chiave e guarda anche agli strumenti che possono essere utilizzati per questa prossima fase.
Il report tocca la struttura del processo decisionale e pone le domande fondamentali che ogni governo dovrebbe porsi: chi deciderà quali aziende supportare e quali no? Quali aziende dovranno essere aiutate e perché, e quali aziende non dovranno essere aiutate? E come dovrebbero essere aiutate?“
Quello che ha detto Draghi è così diverso da ciò che ha detto Monti?
Gennaio 2021, Corriere della Sera: “Diviene importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso continuare a ‘ristorare’ con debito, cioè a spese degli italiani di domani, le perdite subite a causa del lockdown, quando per molte attività sarebbe meglio che lo Stato favorisse la ristrutturazione o la chiusura per destinare le risorse ad attività che si svilupperanno, invece che a quelle che purtroppo non avranno un domani“.