Amante: vittima o carnefice? Ne abbiamo parlato con Rita Dalla Chiesa, Marco Cavalli, Gian Ettore Gassani e Tommaso Ponzi

L’amante – nel ruolo del tradimento – è più vittima o carnefice? È giusto colpevolizzarlo per la fine di una relazione oppure c’è una co-responsabilità?
È questo il tema su cui ci siamo interrogati questa settimana sulla nostra pagina Facebook di Io le donne non le capisco, ed è ciò di cui abbiamo discusso insieme a Rita Dalla Chiesa, Gian Ettore Gassani, Marco Cavalli e Luciano Tommaso Ponzi.

Per Rita Dalla Chiesa gli amanti sono “i carnefici, per quale motivo ti devi intromettere in un rapporto tra due persone? Non accetto che una persona venga ad intromettersi nel mio rapporto. Ci sono momenti di fragilità, di crisi in una coppia, se lui o lei entra in un rapporto questo si può sfaldare. Sono anche d’accordo che anche il partner non dovrebbe accettare. L’unico modo per poter ovviare a una relazione noiosa potrebbe essere il tradimento mentale. Allora io posso innamorarmi di una persona per la sua testa. Forse questa è la cosa peggiore per una donna, perché ti innamori e vieni coinvolta veramente. Su questo sono meno drastica e qualche volta mi sono augurata, da donna libera, che mi succedesse. Prima di entrare nel ruolo dell’amante bisognerebbe porsi la domanda se si è in grado di reggere questa condizione. 

Gian Ettore Gassani, Presidente Nazionale e fondatore dell’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani per la tutela delle Persone, dei Minorenni e della Famiglia), ci svela che “la legge condanna solo il fedigrafo e non l’amante, quindi evidentemente il legislatore ha creato un limite. Prima si puniva anche l’amante, poi dal ’68 in poi, quando sono stati abrogati i reati di concubinato e adulterio, ormai l’amante è fuori da ogni responsabilità. 

Entrare a gamba tesa in una coppia in crisi è indubbiamente un fatto disdicevole, però è anche inevitabile molte volte. Non sempre l’amante vuole divertirsi sessualmente, a volte si creano dei veri e propri amori. Nella mia vita professionale ho scoperto che l’amante è spesso diventata la successiva moglie o marito. L’unica cosa che bisogna fare è confessarlo. L’uomo è spesso più vigliacco, conduce una doppia vita mentre la donna, quando si rende conto di essere arrivata al capolinea, nel 99% dei casi, molla tutto e se ne va. Ho conosciuto pochi uomini che hanno lasciato la moglie per l’amante, invece molte donne lasciano il marito per l’amante. L’uomo difficilmente lascia la moglie perché è per lui una certezza, è la famiglia, è l’immagine pubblica. Le donne invece ha una predisposizione alla relazione per cui nell’amante cerca sempre la relazione e non soltanto la vita sessuale e quando si accorge che la relazione non viene ricambiata comincia a scalpitare”.

Marco Cavalli, critico letterario, traduttore e consulente editoriale e tra i massimi conoscitori dell’opera dello scrittore Aldo Busi, ci racconta che “in un capitolo del libro scritto da Zaltron ma che io sottoscrivo perché l’opera è condivisa, noi diciamo che gli amanti sono quelli che curano il minuto mantenimento della coppia. In realtà bisogna distinguere tra l’amante esclusivo che mira a soppiantare il coniuge ufficiale e l’amante che fa l’amante cioè sta in seconda linea. Di solito le donne possono accettare una storia clandestina fino ad un certo punto perché le donne ci stanno a non essere le uniche ma non ci stanno ad essere le seconde. Quindi dopo un po’ l’amante donna preme per prendere il posto della donna ufficiale. Questo indipendentemente da come è partita la storia, può essere partita da desiderio, ma poi nella nostra società l’istituzione dell’amante dopo un po’ si “coniugalizza”. Quando l’amante diventa fisso è a tutti gli effetti un secondo coniuge, quindi sviluppa le stesse logiche del rapporto istituzionale. Si parte dal presupposto che se uno tradisce è perché c’è insoddisfazione nel proprio ménage, quindi chi ha l’amante instaura un rapporto che è più felice di quello ufficiale. Questa felicità però è condivisibile solo con l’altro con cui la istituisci praticamente non esiste perché non ha un riflesso sociale. E allora iniziano i problemi perché un conto è sapere che sei felice da solo, un conto è non poterlo dire a nessuno”. 

Per Luciano Tommaso Ponzi, investigatore privato, fondatore della Luciano Ponzi Investigazioni e Presidente Federpol, e nipote di Tom Ponzi “è difficile stilare una classifica degli infedeli. Certo è che non è sempre solo la donna che diventa amante, ma è abbasta frequente che l’amante sia anche l’uomo. La differenza nel tradire è che l’uomo infedele lascia traccia, la donna se vuole tradire è in grado di equiparare uno 007, si nasconde tranquillamente e adotta delle cautele di copertura e di depistamento che sono al pari di un agente segreto. L’uomo cade in ridicolaggini: dal tappetino sporco della macchina, al capello, allo scontrino della carta di credito. 

Chi si rivolge a noi è abbastanza certa del tradimento, il rapporto è già  incrinato, difficilmente si salva grazie al nostro intervento. L’investigatore deve avere uno spiccato senso femminile, il sesto senso, quando ti si pone davanti il committente al quale devi dare delle brutte notizie che comunque si aspetta devi avere una buona dose di tatto”. 

Di Sonia D’Agostino
Fonte: “Io Le Donne Non Le Capisco