La pandemia non riguarda solo il corpo: sembra ovvio, ma è una realtà che in molti faticano ancora a comprendere. Sono talmente tante le sfere socio-culturali toccate da Covid e annesse restrizioni che probabilmente a lungo termine si faticherà a contare tutti i danni: ai polmoni li vediamo ora, ma che ne è dell’integrità mentale?
E se è vero che la mente è da trattare bene tanto quanto il corpo, intere generazioni di adolescenti e bambini in età prescolare sono a serio rischio. I futuri lavoratori – tra i quali politici, magistrati, avvocati – si preparano al loro futuro in DAD, cioè la scuola virtuale: niente contatti, niente chiacchierate, per non parlare dell’attenzione “in classe”. Via tutto il lato affettivo dell’apprendimento: siamo sicuri che sia lo stesso?
Ne abbiamo parlato con il Prof. Pietro Paganini, docente ordinario alla John Cabot di Roma e diretto interessato.
Ecco la sua intervista ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.
“Quella sulle scuole è una questione che va avanti da un anno, però se guardiamo ad altri paesi come ad esempio il Belgio (ho un figlio che studia lì) le scuole sono aperte dal 18 maggio e non hanno mai chiuso: solo questa settimana o alcune settimane fa alcune scuole hanno chiuso perché c’è stata una fonte di contagio su delle varianti nuove di fatto.
Però tendenzialmente dove le scuole sono rimaste aperte il numero dei contagi non è aumentato esponenzialmente. Ci sono stati dei casi ma sono stati contenuti. E’ chiaro che in un anno è difficile avere certezze scientifiche: da noi si è preferito fare diversamente, stabiliremo più avanti se abbiamo fatto bene o male a chiudere tutto con effetti devastanti.
Già ad aprile io ed altri denunciavamo che al di là del fatto che la pandemia ha effetti devastanti sulla salute dei cittadini, avrebbe però avuto degli effetti collaterali o effetti secondari che poi non sono solo quelli mentali: basta ricordare che in molti non hanno più fatto visite di controllo. Penso a malattie tumorali, poi c’è la famosa statistica che dice che ad aprile-maggio c’è stato un aumento degli infarti a Milano di +200% proprio perché la maggior parte dei medici era focalizzata sul Covid.
Tra questi effetti secondari poi ce n’è anche uno di natura mentale che gli studi stanno dimostrando riguardare in particolar modo i giovani e soprattutto la categoria dei teenager, che proprio per i processi cognitivi sono quelli più a rischio.
Rischiamo di trovarci una generazione che subisce non solo la pandemia e i suoi effetti devastanti ed economici, ma anche degli effetti mentali.
E’ una generazione “scarsa”, nel senso che sono pochi, e indebitata, perché si ritroveranno tutti i debiti della pandemia. Pensiamo ai 32 miliardi di scostamento dei Ristori e al Recovery Fund. In più si porteranno dietro questo elemento di stanchezza mentale della pandemia. Basti guardare i reparti psichiatrici infantili di alcuni ospedali, per trovarli pieni quanto le terapie intensive“.