Dopo che la pandemia ci ha spinti a vivere in una sorta di Grande Fratello in cui ogni nostro movimento per strada deve essere motivato e documentato, dopo che il virus ci ha costretti allo smart working e ad aprire nuove attività online, ecco che il Grande Fratello, prontamente, si sposta sull’e-commerce.
E’ stata infatti appena approvata la direttiva “DAC7”, che prevede che tutte le compravendite online finiranno nelle mani dell’Agenzia delle Entrate dal 1 gennaio 2023, quando le agenzie fiscali avranno accesso a tutti – ma proprio tutti – i dati che derivano dal commercio online.
Se vendiamo un singolo prodotto su Instagram o se mettiamo qualcosa di usato su Amazon o su Ebay, se affittiamo semplicemente un’auto o una casa vacanze da un sito online, tutto verrà monitorato.
I colossi del web, che si occupano di veicolare lo scambio di beni e servizi, diventeranno strumenti di controllo e verifica sul piano fiscale.
Tutti i dati che riguardano il guadagno del siglo utente verranno trasmessi alle agenzie fiscali del suo paese. Gli operatori del web dovranno comunicare tutta una serie di dati sensibili a partire dal codice fiscale dell’acquirente e del venditore, oltre ai dettagli della transazione e del bene venduto.
Ma attenzione, perché i colossi del web, che da anni dovrebbero essere controllati a livello fiscale, diventano improvvisamente i controllori! Se io cioè vendo una bici su Facebook, devo essere controllato. Ma se Amazon, Ebay, Facebook o altri colossi del web fatturano milioni di euro in un paese eludendo poi le tasse in un altro, il Consiglio Europeo non ritiene opportuno di attenzionare quella prassi così come invece fa nei confronti della singola transazione del singolo cittadino.
E’ inaccettabile, ma vedrete che accetteremo pure questo.
In sostanza ti inducono a lavorare da un computer, poi spostano le telecamere del Grande Fratello sulle attività che svolgi sul web.
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