Io insisto sul motivare la mia avversione sin dal primo giorno al Governo Draghi, mi dispiace se sono probabilmente l’unico che non ha capito la brillantissima operazione politica.
Perché sono contrario? Perché la politica economica che è alla base del Governo Draghi, scritta dal Professor Draghi stesso nel documento dei Trenta dal titolo “Reviving and Restructuring the Corporate Sector post-Covid” è agghiacciante.
Scrivono che “non tutte le imprese meriteranno l’aiuto pubblico, e quelle che lo meriteranno dovranno essere differenziate“.
Ma chi siete per deciderlo? Dio?
“Una crisi andrà avanti a lungo termine“, sostengono (quindi toglietevi dalla testa che il coronavirus finisca a breve), “le grandi imprese potranno meglio far ascoltare la propria voce ai politici, ed essi potranno salvare lo status quo e i lavori esistenti“, che è ciò che sarebbe normale, “oppure – propongono – potranno incoraggiare il processo di distruzione creativa“.
Cerchiamo di capire cos’è questa “distruzione creativa” che nominano ben tre volte nel documento.
“Moneta, banche e mercati“, (questi sono i tre elementi essenziali, i loro “Padre, figlio e Spirito Santo”, la loro Trinità) “nelle quali le imprese falliscono, permettono ai lavori e alle risorse di fluire da suddette imprese che non hanno successo verso quelle meglio attrezzate per la nuova economia post-Covid“. Sono frasi agghiaccianti, almeno alle mie orecchie.
“Alcune imprese dovranno ristrutturare il loro debito sovrano“, dicono. Qui si parla chiaramente dell’Italia, quindi scordatevi che l’Italia possa aiutare le piccole imprese. E concludono, “i politici dovranno identificare le politiche di intervento pubblico in funzione delle differenti categorie di imprese e dimensioni, della natura dei fallimenti e del loro costo“.
A chi sostiene che Draghi dopo l’articolo scritto sul Times è tornato keynesiano dico: questo è il più spinto neoliberismo.
Mi chiedo se i parlamentari che hanno votato la fiducia al Governo Draghi abbiano letto questi documenti.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi