Solito disegno interista, palla per Lukaku boa e serpente assieme, molto lavoro di Barella e Brozovic, non sempre lucido Hakimi ma la macchina nerazzurra logora qualunque avversario italiano
L’Inter non si ferma e viaggia verso il titolo. Prestazione tosta contro l’Atalanta altrettanto vigorosa. L’Inter vince una partita difficile, prima rischiando, due volte salvata sulla linea di porta da Handanovic e Perisic, poi sbloccando il risultato con un difensore, Skriniar, in una giocata confusa nell’area atalantina. Gasperini ha scelto una partita di intelligenza tattica, lasciando in panchina Muriel e Ilicic e schierando una squadra molto compatta con un gioco palla a terra e inserimenti di Gosens e Pessina, Conte, ammonito dopo dieci minuti per una ripetuta protesta su un corner non concesso, ha ripetuto l’errore di utilizzare Vidal, inutile e pericoloso ai suoi per poi inserire Eriksen, un’altra idea di football.
Solito disegno interista, palla per Lukaku boa e serpente assieme, molto lavoro di Barella e Brozovic, non sempre lucido Hakimi ma la macchina nerazzurra logora qualunque avversario italiano e l’Atalanta ha tolto i chili di Zapata per mandare in gioco la genialità di Muriel e con lui Miranchuk, mai dando l’impressione di poter davvero raggiungere il pareggio comunque meritato. Si è difesa compatta l’Inter, arretrando l’assetto e scegliendo il contropiede con Sanchez al posto di Lautaro, coprendosi con Gagliardini per Brozovic. Nemmeno l’innesto di Pasalic ha cambiato la sostanza offensiva dell’Atalanta. Il giro dei cambi anche nel gruppo interista, Darmian per Hakimi, D’Ambrosio per Perisic è servito a togliere il ritmo degli ultimi attacchi dell’Atalanta.
Tony Damascelli