Uno dei dogmi è quello di non parlare mai della domanda. In particolare di domanda aggregata, sostenuta dagli investimenti pubblici, la cui finalità primaria è quella, a partire dagli insegnamenti di John Maynard Keynes, di sostenere la piena occupazione. Che la piena occupazione non sia più una finalità dei governi, è cosa pacifica e risaputa. Accettata e sostituita da obiettivi di natura finanziaria come, per esempio, il pareggio di bilancio pubblico o il mantenimento di assurdi e antiscientifici rapporti tra il debito e il PIL di un paese.
Mi fermo qui con la pillola di oggi e la commento. In questo mio scritto sto dicendo che uno dei dogmi del pensiero neoliberista, quello nel quale vivete – perché voi dovete sapere che vivete in un regime di pensiero unico in economia che è il dogma neoliberista – è non parlare mai di domanda e, in particolare, della domanda aggregata. Quella che contiene anche gli investimenti pubblici. La finalità primaria di quelli che ragionano sulla domanda in economia, cioè la domanda dei beni e dei servizi, è quella di cercare la piena occupazione.
Ora, se noi non parliamo di domanda di beni di servizi, cioè non sosteniamo la domanda, noi non riusciamo a risolvere il problema fondamentale di questo secolo che è la disoccupazione. Perché noi abbiamo cambiato, con il pensiero economico, gli obiettivi. L’obiettivo, per esempio di un Banca centrale, potrebbe essere intervenire in materia di politica economica a sostenere interventi di investimenti pubblici e di piena occupazione. Questo sarebbe il mio modo di pensare ma viene considerato un pensiero eretico. Un tabù. Io sto dando molto fastidio con queste mie dirette ed ecco perché continuo.
Al contrario vi raccontano che una Banca centrale deve essere indipendente dalla politica. E per decenni noi abbiamo applaudito a questa frase. Ma una Banca centrale indipendente dalla politica vuol dire che è indipendente da noi. Quindi vuol dire che gli obiettivi diventano diversi dalla piena occupazione. Il pareggio del bilancio pubblico, il mantenimento di parametri che – qualcuno ve lo deve dire – non solo sono assurdi ma antiscientifici. Perché non c’è da nessuna parte una dimostrazione del livello corretto, per esempio, di rapporto deficit-pil o debito-pil.
Stiamo vivendo in un grande e colossale inganno collettivo.
Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi