Il tennis italiano gongola. Il poker d’assi maschile non scherza affatto e punta a vette inesplorate in ottica futura. La premiata ditta Sinner-Fognini-Berrettini-Sonego sta regalando gioie e soddisfazioni all’intero movimento nazionale.
Un vero orgoglio per addetti ai lavori ed appassionati di questa disciplina quanto mai difficile ma, al tempo stesso, entusiasmante. Nel consueto appuntamento del venerdì con Food Sport Francesco Di Giovambattista ed Enrico Camelio hanno ospitato un tris di alto spessore.
Ospiti della puntata il numero 35 della classifica ATP Lorenzo Sonego, il suo allenatore Gipo Arbino ed il giornalista Sky Stefano Meloccaro
Coach Arbino sulla nascita della stella di Lorenzo Sonego
“Sono entrato da coach nella vita di Lorenzo Sonego abbastanza presto, ma non prestissimo. Perché purtroppo Lorenzo ha iniziato a giocare tardi a tennis, quindi praticamente gli ho messo in mano la racchetta. Aveva 11 anni, me lo ha portato il padre. Eravamo amici e abbiamo fatto alcuni doppi insieme. Mi ha portato questo bambino, spinto anche da un amico comune, e abbiamo cominciato. Ho subito intravisto che aveva facilità nel gioco. Da lì ha iniziato con me facendo i corsi normali 3 volte a settimana, velocemente è passato al perfezionamento, e via via ha scalato posizioni“.
Stefano Meloccaro sulle caratteristiche di Sonego
“E’ un tennista che un telecronista con cui vorrebbe sempre avere a che fare. E’ uno che non gioca mai partite normali. Sonego difficilmente vince una partita 6-2, 6-2 o perde una partita 6-2, 6-2. Sonego è sempre da 4-6, 7-6, 7-5. Lui urla, piange, si sdraia sul campo e poi si tuffa esaltandosi con il pubblico. Lui gioca sempre la partita della vita, sia quando gioca con gli scarsi che quando batte il numero 1 del mondo. E’ un giocatore molto completo. Nasce ‘pallettaro’, ma diventa attaccante da fondo e tocca bene anche la palla a rete. Nel tennis moderno essere numero 35 al mondo è tanta roba“.
Il momento attuale del tennis italiano secondo Meloccaro
“Meglio di così non si potrebbe immaginare. Per anni ci siamo detti: ‘Mai una gioia’ – sono arrivate tutte insieme, come sempre succede nella vita. Sonego, se fosse nato 10 anni prima, gli avrebbero fatto una statua nella piazza principale di Torino. Oggi è il numero 4 in Italia. Prima di lui ci sono Berrettini, Fognini e Sinner. Per cui siamo in presenza di uno dei momenti più belli del tennis italiano“.
Queste le parole di Lorenzo Sonego
Un passato da calciatore granata
“Sicuramente quell’esperienza mi ha dato la base per la coordinazione e per come muovermi in campo. Quindi è stato più facile imparare a giocare a tennis. Poi ero abituato allo sport, al lottare, al correre e al divertirmi. Nel Torino mi mettevano a correre sulla fascia destra“.
In quale superficie riesci ad esprimerti al meglio?
“Ormai non lo so più. Mi trovo bene in tutte le superfici. Ho fatto buoni risultati ovunque. Ovviamente le superfici più veloci, grazie al servizio, sono quelle in cui raccolgo più punti. Però mi piace giocare sulla terra, dove sono nato tennisticamente. Mi piace la lotta in campo“.
Due anni fa avresti mai immaginato di entrare tra i primi 30 del mondo?
“Quando ho iniziato a fare i primi risultati a livello Challenger, ho cominciato a mettere più le idee in testa e a fare esperienza. Ho visto che iniziavo a giocarmela con i primi 100. Ho avuto di fianco un allenatore che credeva in me e mi ha spinto tanto. Quindi anche quello mi ha aiutato ad andare avanti e a crederci. Poi quando entri tra i primi 100 la convinzione cresce sempre più“.
Tra Federer, Nadal e Djokovic chi è il più complicato da affrontare?
“Federer l’ho già incontrato ed è stato difficilissimo. Perché penso che abbia il gioco più vario di tutti. Quando è in fiducia ci sono momenti dove fa quello che vuole e ti mette in difficoltà. Quindi penso sia il giocatore più difficile da incontrare“.