La vittoria offre prestigio alla Lazio che però chissà, forse, magari complica il progetto del Milan e toglie qualche ansia alla Juventus…
La Lazio toglie ossigeno al Milan e gli crea guai di Champions. Capita che l’avvio della squadra di Inzaghi sia stato feroce, esaltato dal gol di Correa, baciato da qualche divinità argentina e autore di una serata maestosa celebrata da un secondo gol bellissimo, ma, come dicevo, dopo la partenza spettacolare la Lazio si è poi impigrita e il Milan ha preso corpo con un paio di soluzioni in velocità di Calhanoglu e Rebic, confortati dal movimento di Saelemaekers però male supportati da Mandzukic in ritardo di condizione fisica e di concentrazione, poi richiamato in panchina nella fase finale.
Di contro la Lazio ha provato in contropiede che è una soluzione giusta quando si hanno uomini come Lazzari capaci di progressione e velocità, il suo gol in raddoppio è stato cancellato per colpa di una antropometria che fa ridere ma questo è il regolamento del calcio contemporaneo, mentre il raddoppio effettivo di Correa era nato su un fallo evidente di Leiva su Calhanoglu che Orsato ha stranamente ignorato anche al video, ribadendo, per me, che il var è una fisarmonica che si apre e si chiude, dipende da che musica tu voglia suonare.
A ragione il Milan si è imbufalito ma ormai i giochi erano fatti, Tomori ha continuato a pirlare attorno a Correa, quando Pioli ha mischiato le carte del mazzo rossonero, inserendo Tonali, Brahim Diaz, Romagnoli, Dalot e tal Leao che sembra vittima del fado, si è capito come la squadra fosse in debito di fiato, la mazzata del 2 a 0 laziale aveva segnato il gruppo, la Lazio si è limitata ad osservare, Inzaghi ha concesso orejas y ovaciones (della panchina con lo stadio vuoto) a Correa, così Tomori è tornato a vivere normalmente fino a quando Immobile ha lucidato la scarpa d’oro.
La vittoria offre prestigio alla Lazio che però chissà, forse, magari complica il progetto del Milan e toglie qualche ansia alla Juventus che, dopo la gita del Napoli a Torino rischia comunque di slittare ancora.
Tony Damascelli