Il calcio non è più del popolo. Bisogna rassegnarsi, o forse ribellarsi. Sì, ribellarsi per conquistare di nuovo quella genuinità ormai perduta. La passione dei tifosi deturpata per l’insaziabilità di denaro dimostrata dal mondo dorato del pallone.
La Superlega è solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di avidità dei potenti. Il nostro Direttore Ilario Di Giovambattista, durante Radio Radio Lo Sport, ha esternato la sua indignazione.
Questo il suo sfogo in diretta
“Qui ci sono due aspetti: quello dei tifosi e quello di chi gestisce il calcio. Chi gestisce il calcio oggi, ne sono certo, ci guadagna una barca di soldi. Quindi tutti i dirigenti, presidenti, in via diretta o indiretta, dragano risorse iperboliche perché il calcio è il loro. In certi casi, quando c’è una elargizione di denaro strana per un giocatore medio pagato tanto anche di ingaggio, secondo fanno a mezzi. Questi hanno una facilità di regalo del denaro impressionante. Quello che fanno non è normale.
Ormai ci sono triangolazione, società internazionali, in cui i soldi spariscono sotto gli occhi. Non è un caso che ci sono tante operazioni con paesi stranissimi. Quindi non credo nemmeno a questo default del calcio, è tutta carta. I soldi veri se li sono messi da qualche parte e adesso ne vogliono ancora di più perché sono famelici. Questi presidenti hanno sperperato per i c…. loro.
Da anni sono convinto che il calcio è come la politica: vince pure chi perde. I Presidenti pagano le ‘pippe’ milioni e lasciano alla fame gli impiegati nelle loro aziende. Sono tutti bugiardi. Hanno preso l’evento sociale del nostro paese facendo abboccare tutti i tifosi. Ci hanno fatto chiedere lucciole per lanterne. Però dovremmo mantenere la capacità di ragionare.
Io sono contento, per certi, che stia accadendo questo. Sono contento se si sfondano tra di loro, si devono massacrare. Dovremmo fare un boicottaggio mondiale, perché ci hanno tolto una delle cose più belle della vita: il gioco del calcio. I potenti hanno cacciato tutti coloro che avevano contribuito a farli ricchi, come anche noi della comunicazione. Vedete come ci trattano? Ormai non c’è più bisogno di noi. Questi stanno godendo anche del mio lavoro di 40 anni“.