La vergogna degli allevamenti intensivi in Italia: ecco dove possono svilupparsi malattie infettive

Partecipando alla trasmissione di Bianca Berlinguer ‘Carta bianca’, ieri sera, ho potuto rivedere una rapida rassegna degli allevamenti intensivi anche italiani. Sì perché noi ce la siamo presa parecchio con i cosiddetti ‘Wet market‘ asiatici, cioè quei luoghi chiamati umidi o bagnati, perché sono così per il sangue degli animali che vengono uccisi, massacrati sul posto e venduti vivi oppure appena morti. Lì si generano condizioni igieniche spaventose e facilmente si possono innescare malattie che subito diventano epidemie, perché il contatto tra animali e persone è parecchio stretto.

Quello che accade in Italia però certe volte fa riflettere. Parlo soprattutto degli allevamenti di bufale in Campania. Questi animali sarebbero, nella loro condizione originaria e naturale, in terreni umidi o paludosi come in una risaia. Vengono invece costretti a vivere tutti assiepati in 10-15 mila – quindi parliamo di parecchi capi – nel fango e nei loro escrementi lasciando per terra morti i bufalini maschi perché non servono a nulla. Insomma, condizioni igieniche veramente disastrose.

Una somministrazione senza alcun controllo medico di antibiotici e steroidi e assiepamento degli animali. Oltre ad essere una cosa disgustosa dal punto di vista etico, oltre a spingerci tutti sempre più verso una dieta priva di carne, ci fa fare anche alcune domande su come possono svilupparsi malattie infettive a carattere epidemico con questi che sono i posti deputati. Non c’è una grossa differenza rispetto ai ‘Wet market‘.

E’ una questione di cultura. Si tratta di animali senzienti che noi consideriamo ormai oggetti. Se chiedete a un bambino da dove viene un Hamburger, come farà a dirvi che viene da una mucca? E’ molto difficile, quasi impossibile. Quindi la carne diventa una materia, come la plastica, come il legno, come il ferro ed è difficile farla appartenere a degli animali che sono vivi e hanno sensazioni.

Questo forse è il danno più grosso che gli allevamenti intensivi hanno fatto. E’ questo il danno più grosso che, in questo pianeta costretto a nutrire 7 miliardi e mezzo di persone, si continua a perpetrare. Oltretutto innescando disuguaglianze sociali senza fine. Non è un bel mondo dal punto della produzione del cibo quello in cui viviamo.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi