Superlega all’orizzonte. Il calcio è pronto ad una rivoluzione totale ed epocale a tutti i livelli. Le esigenze economiche, con la pandemia giunta come un fulmine a ciel sereno, hanno insanguinato ulteriormente i bilanci già feriti dei principali club europei.
I vertici del neonato torneo internazionale si dicono pronti a partire dal prossimo settembre, con la disponibilità anche di sedersi ad un tavolo di confronti con il nemico numero 1: l’UEFA di Ceferin. Insomma, ne vedremo delle belle.
Ai microfoni di Radio Radio Lo Sport è intervenuto Enrico Bendoni, ex direttore generale della Lazio e giornalista
La Superlega partirà a settembre?
“Secondo me, ragionevolmente, è un tempo troppo stretto. Che la Superlega possa nascere, questo è un fatto reale. Però attenzione: se noi pensiamo che la Superlega nasce sul modello americano NBA, stiamo dicendo qualcosa di diverso. Perché intanto l’NBA è una lega chiusa, è una lega equilibrata in termini di suddivisione dei ricavi, addirittura si equilibra di anno in anno con la priorità delle scelte che spetta a chi arriva ultimo. La Superlega potrebbe avere tranquillamente tutti i visti del mondo se fosse una lega chiusa, come la MLS statunitense”.
Se parte la Superlega Juventus, Inter e Milan sono fuori dalla Serie A?
“Secondo me no, ma sono fuori dalla Serie A dal punto di vista di valore sportivo. Se parte la Superlega non c’è lo spazio per giocare in 8 mesi a un livello competitivo. In Italia, e anche in Spagna, ci sono squadre che hanno tifoserie enormi che vogliono vincere perché sono abituate a questo. E’ un discorso che ha mille sfaccettature. Per continuare a vincere devono restare anche nel campo nazionale. Però fare un campionato in Italia o in Spagna, facendo contemporaneamente la Superlega, le squadre dovrebbero avere 50 giocatori. Se li potranno permettere? Non subito”.
Quanto è alto il rischio di fallimenti di società tra A e B per questo motivo?
“Questo è un rischio enorme, latente. Perché da un anno le società continuano a perdere e non incassano. Stavano messe male due anni fa, figuriamoci adesso. Il fallimento delle società nasce dal non aver utilizzato le leve giuste. Ognuno è andato per conto proprio. La UEFA è andata a vendere la nuova Champions, noi parallelamente abbiamo venduto i nostri diritti. La Superlega se esiste è perché JP Morgan, negli ultimi 8-10 mesi, è andata in giro per vendere il prodotto sulla carta sapendo di incassare una cifra certa. Tutto il mondo già sapeva di questa situazione che, non a caso, è stata comunicata a borse chiuse durante il weekend con forti incrementi”.
Il Covid ha messo le società con le spalle al muro
“Questa storia della Superlega c’è sempre stata. Non è stata mai sposata fino ad ora perché i nostri presidenti, come succede con Rumenigge e il Psg, non hanno mai voluto fare una cosa di questo genere. Il Covid ha messo con le spalle al muro società che già erano indebitate e che hanno giri d’affari pazzeschi. Il Real Madrid, che sta facendo lo stadio, sta messa malissimo. Come sta messa male anche la Juventus e gli altri. Questa accelerazione ha impedito di avere scelte. I 3 miliardi e mezzo sono diventati di fatto l’acceleratore. Tutto questo ha reso i soggetti promotori antipatici facendo brutte figure”.