Didier Raoult è tra i più importanti virologi esistenti – le sue pubblicazioni hanno il più alto numero di citazioni al mondo – e in questo periodo ha fatto spesso parlare di sé a causa di posizioni fortemente contrarie alla strategia adottata per fronteggiare il Covid-19.
In questo video vi proponiamo un estratto di una sua intervista rilasciata all’emittente francese Sud Radio in cui si sofferma sul tema dell’informazione in relazione alla pandemia. Ecco le sue parole.
“Ci sono – dice Raoult – diversi fenomeni, se vuoi, che si coniugano. Dunque, io avevo scritto un libro proprio all’inizio dell’epidemia, che ho chiamato ‘Epidemie’, che mostra… Ecco, io ho un’enorme esperienza sulle più grandi esperienze mondiali di epidemie e false epidemie: penso che da 20 anni la nostra società era sull’orlo di un esaurimento nervoso, dopo un po ‘, quando siamo in un esaurimento nervoso per troppo tempo, cadiamo nell’esaurimento nervoso, e questo è quello che è successo. Ma non è il Covid-19 che ha causato l’esaurimento nei paesi occidentali, è che i paesi occidentali sono malati. Io vi ricordo che c’è stata una delle cose e delle manipolazioni più straordinarie della storia che è stata possibile solo perché la popolazione era in questo stato. L’Iraq, ricordate… Alla fine di quell’episodio l’America fece dei sondaggi e il 70% degli americani pensava che le Torri Gemelle e il bioterrorismo fossero Saddam Hussein. Quindi, se volete, abbiamo una popolazione incredibilmente sensibile a ciò che dite, parlo dei mezzi di comunicazione.
È che sono sciocchezze che non sono verificate e questa sensibilità è la testimonianza dello stato della nostra società, dello stato dei centri di informazione che abbiamo nella società, della manipolazione dell’informazione. Ma se dici questo la gente ti dice che sei un complottista. È successo che tutti i laboratori che lavoravano sugli organismi patogeni hanno dovuto cambiare completamente le loro regole di funzionamento a causa di qualche stupidaggine che l’esercito americano ha imposto, che ha imposto all’Europa. All’epoca ero veramente nel Ministero della Salute e imponevano regole all’Europa perché un impiegato americano faceva un errore. È Piuttosto selvaggio. Se volete, di nuovo, io non credo veramente alla segmentazione di politici, giornalisti e scienziati. Tutto questo è una specie di fantasia.
Pensare che c’è una sorta di omogeneità in una professione dove subito dopo ci sono tendenze che interessano più che altro lo scoop… A me interessano di più le cose che hanno una giustizia un po’ più a lungo termine, sono più vicini a me, trovo più interessanti i dati a lungo termine che a volte daranno risultati in 10 anni. Nel complesso le politiche riflettono più voi che me, più i giornalisti che gli scienziati. Ma tra gli scienziati ci sono persone emotive, ci sono persone che hanno paura, ci sono persone che hanno fretta, ci sono persone appunto. E quindi non puoi trasformare questa idea di comunità di pensiero. È un po’ fantasioso. Penso che la nostra società sia una società che è terrorizzata per ragioni che io interpreto a modo mio, ma come potete vedere stiamo vivendo in un dramma permanente ogni giorno, c’è un dramma. E quando non ci sarà più il Covid ci sarà un altro dramma, i politici vivono drammi, il mondo dell’informazione vive di drammi. Quindi è così…”.