Dovremmo preoccuparci dell’ultima scoperta fatta dal team di Report, secondo Sigfrido Ranucci. Si parla di telecamere che inviano input a indirizzi IP cinesi, telecamere, cioè, che inviano informazioni italiane alla Cina: immagini, dati, intrecci di carte di credito, soldi.
Il nodo centrale è che non si tratta di telecamere a caso, posizionate chissà dove. Stiamo parlando delle telecamere installate all’interno di tutti i palazzi strategici del paese. Dal Presidente del Consiglio, al palazzo del servizio di sicurezza, dai tribunali agli studi Rai.
Come se non bastasse, a questa scoperta si aggiungono ulteriori dettagli inquietanti: “Queste telecamere che inviano immagini appartengono a progetti strategici ben precisi – spiega Ranucci ai nostri microfoni – in Cina gli uiguri, una minoranza turcofona, sono stati detenuti, deportati e messi a disposizione delle grandi marche di abbigliamento per fare del lavoro a buon prezzo. Per controllare questi detenuti hanno fatto un progetto sulle telecamere simile a quello che abbiamo noi”.
I cinesi ci spiano? Il conduttore e giornalista di Report parlerà di questa scoperta nella puntata di questa sera su Rai 3. Ecco le informazioni che ci ha dato in anteprima sull’inchiesta.
“Adesso il Senatore Renzi ha chiesto il sequestro delle telecamere della stazione di servizio di Fiano Romano, ma forse bisognerebbe preoccuparsi di qualche altra cosa. Report ha scoperto che quelle telecamere sono di marca cinese e probabilmente quelle immagini le hanno viste dall’altra parte del mondo. Le telecamere per esempio che ci sono piazzate in Rai che monitorano il passaggio dei dipendenti e via dicendo, trasmettono, mandano degli input a IP cinesi.
La domanda è: la Cina spia la Rai? Una domanda che suscita ilarità ma che invece dovrebbe preoccuparci perché queste telecamere di marca cinese sono piazzate all’interno di tutti i palazzi più strategici del paese. Dal Presidente del Consiglio, al palazzo del servizio di sicurezza, tribunali. Queste telecamere che inviano immagini appartengono a progetti strategici ben precisi. C’è un dossieraggio di massa fatto di immagini, dati, intrecci di carte di credito, soldi.
In Cina già da tempo esiste il credito sociale, il cittadino viene analizzato in base ai suoi comportamenti nell’incrocio dei dati dell’intelligenza artificiale, dove i cinesi sono dei maestri. Questo fenomeno dell’identificazione facciale, delle telecamere che riprendono, è un progetto che è stato già testato in Cina, una regione in particolare a prevalenza musulmana dove tra i 2 e i 3 milioni di uiguri, una minoranza turcofona, sono stati detenuti e deportati e messi a disposizione delle grandi marche di abbigliamento per fare del lavoro a buon prezzo. Per controllare proprio questi detenuti hanno fatto un progetto sulle telecamere simile a quello che abbiamo noi. Quindi questo è un test che è stato già messo in atto in questi anni. Merita un ragionamento molto più complesso e un’attenzione della politica sicuramente”.