Conduttrice muore dopo aver fatto il vaccino. Ora spuntano le prime ammissioni: “Va riprogrammato”

Lisa Shaw, popolare conduttrice della BBC, è morta dopo essere stata colpita da trombosi in seguito alla vaccinazione. La donna non soffriva di problemi di salute e non aveva patologie pregresse, quindi è stata sfortunata ed è incorsa proprio in quella possibile controindicazione del vaccino.
Badate bene: non voglio strumentalizzare una morte per lanciare un appello no-vax. Non banalizziamo. La strategia della tensione la lascio agli altri, a quelli che il vaccino vorrebbero renderlo obbligatorio. Sono loro che hanno bisogno di strumentalizzare la paura della gente, la famosa shock therapy, come unico argomento per imporre misure che si scontrano con qualsiasi principio sancito dalla nostra Costituzione e dal buon senso.

Io preferisco ragionare, senza estremismi e senza imposizioni.
Quello che mi chiedo e vi chiedo è: quante possibilità avrebbe avuto una ragazza sana di 44 anni e senza alcuna patologia pregressa di morire di coronavirus?
Se volessi rispondere consultando l’ultima tabella dell’Istituto Superiore di Sanità sul tasso di letalità del Covid in base alle fasce d’età, dovrei dirvi che nella fascia 40-49 anni, un soggetto con le caratteristiche della giornalista deceduta avrebbe avuto la possibilità di morire di Covid quasi pari allo 0%.
Sia chiaro, anche la possibilità di morire per una trombosi a causa del vaccino è altrettanto remota. Ma la domanda è: perché far vaccinare soggetti del genere in un momento in cui il vaccino è ancora pienamente in fase sperimentale?

Anche Carla Fracci è morta qualche settimana dopo aver fatto il vaccino, ma era molto anziana ed era malata; in questo caso è molto probabile che non ci sia alcun nesso con la vaccinazione, e capisco anche chi mi dice che se invece avesse preso il Covid, nelle sue condizioni, sarebbe morta.
Potrei quindi accettare – pur non essendo d’accordo – il ragionamento di chi mi dice che per le fasce d’età più esposte, i benefici della vaccinazione possano essere maggiori dei rischi (anche nel caso di un vaccino sperimentale). Questo può anche passare, se si parla delle fasce d’età più a rischio.
Ma ad una quarantenne sana come un pesce e senza patologie, perché farle fare un vaccino in fase sperimentale?

Badate bene che non sono io a dire che questo vaccino è sperimentale: lo dicono loro e lo dice la scienza. Proprio ieri leggevo su “La Repubblica” che il vaccino va “riprogrammato” perché è appena uscito uno studio che fa luce sul meccanismo alla base dei coaguli di sangue segnalati dopo la vaccinazione. Perché far fare a quella donna un vaccino non ancora riprogrammato?
Che fretta c’era? Se la giornalista inglese si fosse vaccinata tra sei mesi, probabilmente non avrebbe avuto l’embolia, perché adesso riprogrammeranno quel vaccino per scongiurare quell’evenienza.
Ora ditelo ai parenti della giornalista inglese che le avete fatto un vaccino prima che fosse finita la sperimentazione, perché magari casi come il suo vi avrebbero aiutato nella sperimentazione stessa.

Sempre Repubblica ieri titolava: “Sempre più positivi tra le persone vaccinate“.
Se comunque posso ammalarmi, se comunque devo tenere la mascherina, se posso comunque trasmettere il virus anche se vaccinato, che fretta ho di farlo nella fase sperimentale?
“Perché ci sono meno possibilità di morire per i vaccinati”, dice qualcuno. Sì, forse può essere così per le persone anziane, ma una 44enne sana aveva già lo 0% di possibilità di morire di virus, e invece è morta per le conseguenze del vaccino.
Vi rendete conto qual è la follia di rendere obbligatorio un vaccino sperimentale che – magari dopo averlo fatto – leggi sul giornale che va riprogrammato?
Capite quello che sto dicendo, oppure ora commenterete che Amodeo è un no-vax?

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