“Il russo ha battuto l’arabo. Il football del popolo, secondo demagogia Uefa, consegna al Chelsea di Abramovich il trofeo più importante”.
Il russo ha battuto l’arabo. Il football del popolo, secondo demagogia Uefa, consegna al Chelsea di Abramovich il trofeo più importante. L’errore di un ucraino, Zinchenko, ha permesso al ventunenne tedesco Harvertz di alzare al cielo la coppa.
La notizia non è tanto la vittoria del Chelsea. La notizia è la sconfitta di Guardiola. Dopo la doppietta di Barcellona, il catalano non è riuscito a completare il suo triplete né con il Bayern né con il Manchester City, il pronostico è saltato in aria, il fascino della Champions League è ritrovato, grande football, senza lamenti e proteste, una lezione per i nostri eroi di carta.
Il tedesco Tuchel, dopo aver portato in finale il Paris Saint Germain l’anno scorso, è riuscito nell’impresa, ha preso il posto della leggenda Lampard, lo ha onorato ed è andato diritto alla meta.
Il Chelsea ha giocato una partita perfetta, lineare, squadra concentrata e compatta nonostante la rinuncia a Thiago Silva ferito a un muscolo dopo mezzora di gioco. Ma proprio la terza linea londinese non ha smarrito mai le traiettorie, favorito da una lentezza imprevista del City che ha poi perso De Bruyne dopo un frontale con Rudiger.
Guardiola ha perso le coordinate, la difesa ha denunciato una certa leggerezza nell’attenzione, non soltanto nel gol partita ma in almeno tre situazioni bruciate dal Chelsea che ha offerto il solito maestoso Kantè, uomo ovunque, una specie di battitore libero per i compagni. Guardiola ha tentato la soluzione Aguero, smentendo lo schema d’avvio ma la squadra non ha risposto come avrebbe dovuto.
La festa del Chelsea premia il football pratico che non vive di rendita, il cambio di allenatore conferma l’imprevedibilità del gioco. Per Guardiola la Champions sembra un’ossessione. Le due squadre di Manchester hanno perso le finali. Sembra una beffa. E’ il football.
Tony Damascelli