Da tutta la ridicola vicenda della tenzone tra Rula Jebreal e “Propaganda Live”, di cui tanto la società dell’inautenticità ama chiacchierare, possiamo trarre, se non altro, una lezione: una volta che siano riusciti a estromettere e a silenziare ogni voce non allineata, gli araldi del pensiero unico politicamente corretto giungono immancabilmente a confliggere tra loro.
Secondo la spietata logica della rivoluzione che “divora i suoi figli”, anche i guerriglieri dell’arcobaleno, dei capricci fucsia e delle rivoluzioni ortografiche e dell’asterisco finiscono per divorarsi tra loro: come è noto, nella lotta per la purezza, anche per quella del politicamente corretto, si troverà sempre qualcuno di più puro, che manderà alla “ghigliottina” chi sarà di volta in volta giudicato meno puro.
Ecco allora che la vestale del nuovo ordine mentale, Rula Jebreal, può accusare di avvenuta violazione dei parametri del politicamente corretto persino la più docilmente allineata tra le cricche del politicamente corretto stesso, “Propaganda Live”: trasmissione che, lo ricordo, andò a sostituire “La Gabbia” su La7 nel 2017, quando ai piani alti si decise d’imperio che non era più tempo di criticare in prima serata euro e UE e occorreva dare una svolta; una svolta che ponesse al centro la vecchia e sempre efficace formula del panem et circenses di completamento dei rapporti di forza realmente dati. E ciò affinché le masse teledipendenti fossero ortopedizzate dalla catechesi capitalisticamente corretta (deregulation economica più deregulation antropologica, liberismo dei mercati e dei desideri di consumo) e, insieme, si divertissero senza pensare ad altro.
L’arcobaleno del politicamente corretto svolge una funzione essenziale nel quadro dei rapporti di forza:
1) sposta l’attenzione dalla contraddizione economica e dal conflitto di classe;
2) porta a compimento la mercificazione del mondo della vita, ridotto a bazar consumistico in cui ogni desiderio deve essere un diritto, ogni capriccio una merce disponibile.
Insomma, dietro la policromia dell’arcobaleno politicamente corretto si nasconde il monocromatismo oppressivo del grigio della civiltà dei consumi. Ebbene, ora la compagnia di Zoro e degli altri euforici cantori del verbo unico allineato ai desiderata del padronato cosmopolitico ha trovato chi, ancora più allineato, può fare scacco matto e accusare “Propaganda Live” di uno dei massimi capi d’imputazione nell’orizzonte della società neo-orwelliana di cui siamo, nostro malgrado, abitatori: “Propaganda Live” ha osato invitare una sola donna, sacrilegio massimo! E, per difendersi dall’accusa, si è trovata costretta, per bocca di uno dei suoi protagonisti, a violare oscenamente il registro del politicamente corretto: “Scegliamo gli ospiti per competenza e non per sesso“.
Eccola, l’ammissione di colpa. È il caso di dirlo: chi di politicamente corretto ferisce, di politicamente corretto perisce.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro