Questa Juventus va comunque rivista e corretta, la proprietà usi il bisturi, via Pirlo, via Paratici, via tutto ciò che non può rappresentare il futuro
Il calcio è bello perché é vario. Esempio: per ottantacinque minuti Cristiano Ronaldo sembrava una vecchia gloria incapace di vincere un dribbling o di tentare un tiro a rete. Poi si è presentato per un calcio di rigore e lo ha trasformato pareggiando il risultato che avrebbe condannato alla vergogna la Juventus.
Qualche minuto dopo ha inventato una deviazione di testa su un pallone lungo di Rabiot ed è esplosa la festa juventina, tutti, compreso Pirlo e il resto dei panchinari, massaggiatori, medici e affini, addosso al portoghese ubriaco anch’egli per il bingo imprevisto.
Ecco che improvvisamente la Juventus si ritrova seconda, con l’Atalanta, ancora in corsa per la Champions League, prossima la sfida a Torino contro il Milan, roba fina di un tempo, oggi di retroguardia.
Cristiano ha risolto, come gli accade da quando è arrivato in bianconero, gli errori di Pirlo e l’abulia totale dei compagni. Formazione sbagliata, una volta ancora, Bernardeschi patetico, Dybala indisponente e fragile, colpevole di distrazione sul gol di Molina, non tenendo occhio al pallone sul calcio di punizione che ha fatto scattare l’azione, difesa impaurita in Bonucci, centrocampo molle, attacco inesistente.
Una Juventus apatica come il suo allenatore e Udinese più potente a livello fisico e atletico. La vittoria restituisce un significato, improvviso, agli ultimi venti giorni del campionato. Ma questa Juventus va comunque rivista e corretta, la proprietà usi il bisturi, via Pirlo, via Paratici, via tutto ciò che non può rappresentare il futuro, Ronaldo deciderà lui se restare o andarsene, dovrà comunque essere sostituito da un attaccante capace di garantire gol come ha saputo fare il fuoriclasse portoghese.
Tony Damascelli