Le domande più frequenti e i rompicapo più difficili da risolvere su vaccini, richiamo, anticorpi e immunità: a ‘Lavori in Corso’ Stefano Molinari e Luigia Luciani li hanno posti al Professor Roberto Giacomelli, Professore Ordinario di Reumatologia e Direttore di Immunoreumatologia al Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.
Ci sono vaccini più sicuri di altri? E’ giusto spostare il richiamo di qualche giorno?
Quando verrà raggiunta l’immunità di massa (e non di gregge) in Italia?
Tutte le risposte del Dott. Giacomelli in quest’intervista.
Immunità di massa
“Questo è un momento di transizione in cui il rischio ragionato, com’era stato definito dal primo Ministro, sembra in effetti indicare una leggera flessione della curva dei contagi. E’ vero, abbiamo imparato che abbiamo bisogno di almeno 21 giorni per dare dei giudizi più precisi. Di fatto ancora stiamo analizzando i dati del periodo delle chiusure. Abbiamo una situazione stazionaria, le condizione climatiche ci stanno aiutando, si sta più tempo all’aria aperta.
Possiamo parlare di immunità di massa, non di gregge, quando avremo la popolazione vaccinata intorno al 60%. Siamo a metà dell’opera per garantire una sufficiente protezione e quindi un ritorno alle attività normali e alla vita di relazione normale entro l’estate”.
Vaccini: dosi e sviluppo degli anticorpi
“Pzifer ha supportato economicamente e ha pubblicato i dati dei propri risultati scientifici su riviste di altissima autorevolezza scientifica in cui, la dose di richiamo, viene fatta a 21 giorni. Quello che noi sappiamo è che una sola dose di vaccino, per Moderna, AstraZeneca e Pfizer, da una protezione dalla malattia grave del 58%. E sappiamo che il tasso anticorpale protettivo, quello neutralizzante il virus, persiste per la prima dose per un periodo che oscilla tra tre e sei mesi. Sono studi che derivano da fonti diverse. Posticipare di qualche settimana la seconda dose non abbassa il coefficiente di sicurezza che dà la prima dose, certo la prima lo da sempre inferiore rispetto al richiamo con la seconda dose. Qui intervengono le autorità politiche che devono prendere delle decisioni in base ai termini della salute pubblica, che possono richiedere anche condizioni diverse dal rigidismo scientifico in cui ci dobbiamo muovere.
Chi guarisce sicuramente ha fatto anticorpi. Ma non esiste una correlazione tra il numero, la concentrazione degli anticorpi e l’efficacia protettiva.
Noi sappiamo, dai dati epidemiologici che ormai sono stati elaborati in questi quasi due anni di pandemia, che abbiamo un’alta probabilità di avere anticorpi difensivi per almeno nove mesi. Sia che li abbiamo per aver avuto l’infezione, sia per la vaccinazione. Abbiamo un tasso di protezione dalle reinfezioni di varianti che oscilla tra il 50 e il 75%, a seconda degli studi clinici. Da questo si consiglia attualmente di fare, per i soggetti che si sono ammalati, una singola dose di vaccino a distanza di sei mesi dall’avvenuta guarigione”.