La stampa fu complice di una dittatura sanguinosa: svelate le inquietanti verità sul Mondiale 1978

Siamo ai Mondiali del 1978, in Argentina, nel bel mezzo della più sanguinosa delle dittature. Quella in cui sparirono migliaia e migliaia di giovani ragazzi – i cosiddetti “Desaparecidos” – torturati all’ESMA, la caserma della marina che si trovava a poca distanza dagli stadi di calcio dove il mondo assisteva alle partite del Mondiale, con il silenzio complice di tutta la stampa, in particolare di quella italiana, che aveva enormi interessi nel paese: basti pensare che l’Italia aveva tutta la propria grande industria che faceva affari in Argentina.

Vi dico solo che, come ha ben spiegato il giornalista Matteo Marani nella sua ricostruzione, all’interno dello stesso palazzo a Buenos Aires, c’era l’ufficio del torturatore della dittatura, Massera, c’era l’ufficio della Rizzoli, che deteneva il Corriere della Sera e l’ufficio di Calvi, del Banco Ambrosiano.

Allo stadio, durante la finale, erano insieme e festeggeranno anche insieme la sera, al party all’Hotel Plaza, Henry Kissinger, controverso Segretario di Stato Americano; Videla, il dittatore argentino e Licio Gelli della Loggia massonica P2. I tre insieme erano la personificazione dell’anticomunismo più spietato. Kissinger a quei tempi guidava l’Operazione Condor, Gelli con la P2 gestiva l’Operazione Gladio e Videla, in qualità di dittatore, era proprio la rappresentazione esatta di quello che le operazioni Condor e Gladio miravano ad instaurare.

Pensate soltanto che la dittatura aveva assolutamente bisogno di vincere quel Mondiale, anzi era in ballo la durata stessa della dittatura. Avevano bisogno di quel successo da mostrare al mondo per tenerlo distratto da tutto il resto e gli apparati americani USA volevano che la dittatura durasse. Quindi, dato che in semifinale l’Argentina doveva per forza vincere con 4 gol di scarto contro il fortissimo Perù (altrimenti non avrebbe passato il turno per la finale) che cosa accadde?

Accadde che Videla e Kissinger scesero negli spogliatoi a parlare con i giocatori del Perù. Perù che, tra l’altro, era un Governo gemellato con l’operazione Condor, quindi gemellato con la dittatura argentina. Morale della favola: in porta venne messo, per il Perù, un portiere di origini argentine, a cui (guarda caso) scivoleranno dalle mani ben sei palloni. L’Argentina infatti farà sei gol in quella partita. Questo scandalo fu avallato anche dalla Fifa perché Lacoste, altro dittatore braccio destro di Videla, divenne poi vicepresidente della Fifa. Il mondo restò in silenzio davanti a tutto questo scandalo sportivo. Uno scandalo di ben altra natura, perché fu coperta una delle più scandalose dittature.

In Italia ancora oggi nessuno vuole che se ne parli perché i legami con i media sono rimasti invariati. Io ho provato a ricostruire tutto questo da fonti ufficiali nella mia nuova inchiesta che coinvolge anche Maradona, dal titolo “Il Diego rivoluzionario”.

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