La lotta al Covid e alle fake news procede di pari passo e con egual foga. Task force e censure sul web sono diventate tristemente note dallo scoppio della pandemia, e come giustamente vengono corretti taluni errori di pagine social che poco hanno a che vedere con il giornalismo e le competenze per esercitarlo; la censura non risparmia, talvolta, anche testate accreditate.
Gli spot in TV e le motivazioni dei fact checker online parlano chiaro: si procede secondo una linea di pensiero che investe le grandi testate e i canali televisivi più popolari come detentori della verità, assolutamente scevri da imprecisioni (figurarsi da fake news).
Purtroppo non è così. Gli errori si fanno, e accade – anche sovente – perfino nelle grandi redazioni: non assisteremmo altrimenti a fioccate di smentite giorni dopo che una notizia viene diffusa e ripostata copiosamente in rete. Ormai è quasi una consuetudine vedere una notizia puntualmente debunkata qualche ora dopo, tanto che il fenomeno del debunking non ha mai conosciuto una tale notorietà.
Quello che inquieta il Prof. Alessandro Meluzzi è il perseverare nell’errore, pretendendo di essere la sola voce che può proferire parola, con la triste abitudine dell’etichetta vessatoria nei confronti della fonte controinformativa.
Ma un fiato, seppur debole, di pluralismo di idee continua a resistere: facciamo il punto a ‘Un Giorno Speciale’ insieme ad Alessandro Meluzzi.
“Quello che colpisce di questo nostro tempo presente è che qui parliamo di una situazione di guerra, cioè di una situazione in cui l’uso della menzogna, della disinformatia, della controinformazione, della falsificazione, della comunicazione di regime, l’uso della velina e della questura è ordinaria amministrazione.
Quello che colpisce di questo nostro tempo presente, anche se non siamo ancora usciti da questa psicoinfopandemia a livello planetario, benché la verità cominci a farsi avanti come nelle inchieste su Fauci, sul laboratorio di Wuhan, sulle malefatte di questo gruppo di potere, è il fatto che non dovremmo essere in una situazione di guerra. Quindi ci troviamo di fronte a un livello di omologazione della comunicazione, del pensiero, della grande stampa e del mainstream che in queste forme si è visto solo in tempi di guerra.
O questa è una guerra – e io credo che lo sia – oppure abbiamo fatto dei passi indietro persino rispetto a tempi che ci sembravano più bellici di quello attuale (l’Italia delle stragi di Stato, della Banca dell’Agricoltura, di Piazza della Loggia, del caso Moro) in cui c’era l’informazione del mainstream e la controinformazione. Devo dire che se non ci fosse stata la controinformazione che veniva da ambienti ideologici lontanissimi dalla mia storia e sensibilità, penseremmo che l’attentato della Banca dell’Agricoltura era stato fatto da Pinelli, per esempio. C’era una capacità della controinformazione che permetteva alle notizie di circolare. Oggi non c’è neanche questo.
Oggi c’è un diktat vestito di verità, vestito di pseudoscienza, vestito di oggettività, che deve veicolare una semplice verità: quella che viene, non dico dai ricercatori, ma dagli uffici stampa della Big Pharma. Una verità che viene da comitati fatti da burocrati nominati da comitati come l’Aifa o l’Ema, che però prendono i soldi da quelli che dovrebbero controllare.
I giornali sono in perdita. Le TV generaliste sono fondamentalmente in perdita. Coloro che lavorano all’interno di queste aziende che non fanno utili, che cosa dovrebbero fare se non legare l’asino dove vuole il padrone? E’ evidente che non ci sarà mai nessun giornalismo d’inchiesta. Bisogna ricorrere a un vecchio Santoro disoccupato e imbolsito per sentire anche dalla sinistra qualche voce di verità.
Un bellissimo aforisma di Mark Twain dice che è molto più facile ingannare una persona che spiegare a una persona che è stata ingannata, per un meccanismo che si chiama dissonanza cognitiva. Dissonanza cognitiva che nel caso della psicoinfopandemia si veste di un altro elemento: non c’è solo il non voler accettare di essere stati presi in giro, ma se c’è un atto irreversibile come la vaccinazione (che se è dannosa io sono rovinato) io non soltanto rinnegherò questa posizione fino alla fine, ma aggredirò chiunque non voglia allinearsi“.