Il 40% dei contagiati dalla variante Delta del coronavirus coincide con soggetti che si sono già sottoposti alla doppia dose del vaccino Pfizer. A svelarlo è “Il Giornale” con un articolo del 29 giugno 2021. Alla luce di tale articolo, vi sono alcune domande che non possiamo esimerci dal porre e che dovrebbero indurre a una riflessione critica e a una problematizzazione delle verità inerziali coloro i quali non siano definitivamente in lockdown cognitivo.
Prima domanda da porre: la somministrazione del siero benedetto in tutte le sue principali marche, sia pure nascosta da forme più o meno palesi di ricatto, sta effettivamente producendo quella situazione di sicurezza che pure i monopolisti della parola danno per scontata? In altri termini, siamo davvero certi che la vaccinazione di massa indistintamente somministrata ad anziani e bambini serva a mettere in sicurezza la popolazione dal patogeno che ha sconvolto le nostre vite fin dal gennaio del 2020? Più in generale, è davvero la strada migliore quella che procede vaccinando nel bel mezzo della pandemia?
Al cospetto di sempre nuove varianti più o meno esotiche del coronavirus, siamo davvero certi che il vaccino ci ponga in sicurezza e che ci conduca gradualmente verso la fine del tunnel? Fino a che punto agiscono le ragioni mediche e da che punto in poi intervengono quelle prettamente economiche, sociali e politiche?
Vengo ora celermente al secondo punto, non meno importante del primo: l’articolo da cui abbiamo preso le mosse ci segnala apertamente che grossomodo la metà dei contagiati dalla variante Delta coincide con persone che si sono già sottoposte alla doppia dose di vaccino. Su che basi dunque l’ordine del discorso seguita senza posa a indicare nei non vaccinati i responsabili del proliferare del coronavirus? Non è forse un palese caso di bipensiero orwelliano, se, come si diceva, pare che i vaccinati e i non vaccinati contraggano in egual misura il coronavirus nella sua variante Delta? Su che basi e con quali presupposti si può dunque asserire che la responsabilità della diffusione del virus è legata ai non vaccinati?
Mi pare chiaro come il sole che le ragioni di tale asserzione siano da ravvisarsi altrove rispetto a un discorso stricto sensu medicoscientifico. Come più volte ci hanno detto, anche i vaccinati possono contrarre e diffondere il virus, che altrimenti non si spiegherebbe perché siano anch’essi costretti a rispettare le norme del regime terapeutico, dalla mascherina disumanizzante al distanziamento sociale.
L’ho detto e lo ridico: sempre più si andrà incontro a un vero e proprio scontro, se non anche a una guerra civile, contro i non vaccinati, indicati dall’ordine del discorso come i responsabili della diffusione del virus e dunque del persistere di una emergenza sanitaria che il potere ha già deciso di mutare da tempo in emergenza perpetua, ossia in nuova e stabile razionalità politica del nuovo capitalismo tecnosanitario.
Per questa via, il potere ottiene una duplice conquista: in primo luogo, trova il capro espiatorio, indicando appunto nei non vaccinati i responsabili di una emergenza la cui fine corrisponderebbe per i padroni del vapore, per i colossi dell’ecommerce e per i giganti del Big Pharma con il worst case scenario. In secondo luogo, grazie a una vera e propria persecuzione dei non vaccinati, “stanati” come imboscati pericolosi e perseguitati nella vita e sul posto di lavoro, il potere potrà seguitare nell’opera di controllo biopolitico dei corpi, secondo quella governamentalità di cui Foucault ci ha detto l’essenziale nei suoi testi.
RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro